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Il Dio di Capo Artemisio

Il Cronide di Capo Artemisio, meglio conosciuto come  il Dio di Capo Artemisio - è una statua bronzea dell'antica Grecia, databile al 460 avanti Cristo circa ed é conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Atene. Fu ritrovata nei fondali marini antistanti al Capo Artemisio, nell'odierna Eubea, ed è una delle pochissime opere bronzee originali che ci sono giunte. Il ritrovamento della statua avvenne nel 1926, mentre il recupero fu completato nel 1928. Essa si trovava nei pressi di un relitto databile intorno al 200 a.C., del quale si sa poco, in quanto la spedizione di recupero fu interrotta a causa della morte di un sub e mai più ripresa. Si presume che la nave fosse di origine romana, una delle tante navi che all'epoca solcavano quei mari per portare elementi di arte greca verso Roma. Anche se così fosse, a causa dell'interruzione dell'operazione di recupero, non è ancora chiaro se la statua fosse imbarcata sul vascello o meno. Si è cercato senza successo di accostare il Cronide a uno degli grandi bronzisti greci dell'epoca, i cui nomi ci sono stati tramandati dalle fonti: Onata di Egina, Pitagora di Samo o Calamide. La mancanza però di opere certe e l'inesistenza di accenni diretti al dio di Capo Artemisio rendono impossibile formulare un'attribuzione sicura.








Il volto è stato utilizzato come immagine su un francobollo greco.
La statua, h. 210 cm, rappresenta una figura maschile nuda protesa nel lancio di qualcosa in avanti: guardano il busto frontalmente, le gambe sono saldamente poggiate a terra e ruotate verso destra, il peso del corpo è sulla gamba sinistra e con quella destra, invece, cerca di darsi la spinta, le braccia sono entrambe distese all'altezza delle spalle e il volto è ruotato sempre verso destra fissando un obiettivo. Il braccio sinistro è nell'atto di prendere la mira e quello destro è teso indietro, ma non è chiaro cosa la statua dovesse tenere nella mano destra, forse un fulmine - in quel caso sarebbe stata una figura di Zeus, o un tridente, allora si sarebbe trattato di Poseidone. Il volto barbuto e con l'acconciatura finemente cesellata è tipico delle statue di divinità. Lo scultore voleva indicare movimento dinamico, con l'apertura delle gambe, detta a "forbice", restando attento è l'equilibrio compositivo, che per i greci stava a simboleggiare qualità interiori. Braccia e gambe nel complesso formano un chiasmo, ovvero una figura simile alla lettera chi dell'alfabeto greco χ, secondo una modalità compositiva assai in voga nel periodo arcaico; rispetto a atlei precedenti è chiaro però come il Cronide sondi maggiormente lo spazio circostante con la posa aperta, sebbene sia ancora prevalente una visione di tipo frontale. Si presume che in origine negli occhi ci fossero inserti in avorio, che le sopracciglia fossero rivestite in argento e che le labbra e i capezzoli fossero rivestiti in rame.