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Fabio Fabbi (1861-1906) | Orientalist painter


Fabio Fabbi one of the most famous and commercially successful Italian artists🎨 of the Orientalists.
Fabio Fabbi was born in Bologna, Italy in 1861. As a young man, he enrolled at the Academia Di Belle Art in Florence and studied sculpture and painting in the 1880s, winning prizes in both categories. After his studies, he traveled to Paris, Munich, and finally Egypt. Upon his return to Italy, he dedicated himself solely to painting and was honored with the distinction of professorship at the Academia.




Fabbi painted prolifically images of odalisques and bazaars which were well-received by the public. His images were commercial for his day, and thus he succeeded in painting more works than many of his contemporaries in Italy.
From 1884 onward, Fabbi regularly participated in exhibitions in Turin, Milan and Florence, gaining popularity and laud mostly because his works were colorful and amusing.
Although the subject matter was not novel to his audience at this point in time, his impressionist technique and the movement of his figures were quite appealing, as in the present lot. And most of his interesting paintings were inspired by his visit to Cairo during his trip to Egypt in 1886.




















FABBI, Fabio nacque a Bologna il 18 luglio 1861 da Giuseppe ed Emilia Negri. Nel 1876 ottenne "onorevoli menzioni" in varie discipline (scultura statuaria, ritratto dal vero, elementi di figura, copia da stampa) come allievo della r. accademia di belle arti di Bologna (cfr. Stivani-Borgogelli, 1981).
Trasferitosi subito dopo a Firenze, frequentò i corsi di scultura presso l'accademia di belle arti, sotto la guida di Augusto Rivalta, attingendo alla sua maniera verista, in direzione di un eclettismo accademico, venendo a contatto anche con la tradizione ritrattistica fiorentina, fortemente influenzata da Giuseppe Bezzuoli.
Si licenziò nel 1880 (l'anno seguente fu menzionato al concorso governativo di incoraggiamento) e nel 1883 per il bassorilievo dal titolo Una questione d'onore ottenne il premio governativo dell'accademia di Firenze (di proprietà della stessa; cfr. De Gubernatis, 1889, p. 189).
Ai primi anni dell'attività del F. risale l'illustrazione di numerosi almanacchistrenna quasi sempre in collaborazione con il fratello Alberto (cfr. Almanacchi e strenne..., 1985).
A da collocarsi al 1886 il primo di una serie di numerosi viaggi compiuti in Egitto e in altri paesi dei Mediterraneo, cui si riconnette in modo significativo sia la sua produzione artistica sia quella del fratello Alberto, che soggiornò all'estero ancora più del Fabbi.


Il F., rappresentante di quella corrente pittorica orientalista riconducibile in arca emiliana ad Alberto Pasini, esercitò lungo l'arco di una attività trentennale una costante adesione al genere pittoresco, associando ai temi dell'esotismo e del viaggio un bozzettismo rapido e vivace.
Tra i pochi dipinti del F. di cui si conosce la collocazione si ricordano due oli su cartone, Moschea (Bologna, Gall. com. d'arte moderna), e una veduta bolognese, Quattro torri (di propr. della Cassa di risparmio, cfr. Varignana, 1972).
Il resto delle opere del F., per lo più in collezioni private, è di difficile reperimento, anche per via dei titoli approssimativi e dei soggetti ripetitivi. La più importante fonte per la documentazione fotografica resta il catalogo della mostra tenutasi nel 1981 alla galleria Il 2 di Quadri di Bologna, che possiede varie opere del Fabbi.
Nel. 1888 il F. espose alla mostra del Circolo degli artisti di Firenze Un terrazzo ad Alessandria (ill. in Stivani-Borgogelli, 1981, tav. XI), dal taglio fortemente fotografico, Donna araba, Il vasaio, Vecchio musulmano. All'Esposizione internazionale di Monaco fu premiato per i dipinti La vendita di una schiava (ibid., tav. V) e I sette peccati mortali.
È databile alla fine degli anni Ottanta la decorazione del fumoir del villino Sorani a Firenze con sei grandi tempere di soggetto orientale (ibid.), come anche L'Egitto, album di ricordi e disegni originali pubblicato da Alinari, Firenze s.d. (De Gubernatis, 1889, p. 190). Nel 1896 collaborò alla rivista fiorentina Fiammetta, realizzando nel 1897 il manifesto del periodico.


Si dedicò in quegli anni anche ai quadri di soggetto religioso; infatti, accanto al Santone musulmano, nel 1896 presentò a Firenze all'Esposizione dell'arte e dei fiori l'Annunciazione e Cristo deriso (cfr. L'Ill. ital., 11 apr. 1897, pp. 232, 238).
Mantenne sempre costanti e vivaci i rapporti con l'Emilia; firmò con il fratello Alberto un S. Giovanni decollato, probabilmente compiuto alla fine dei secolo, nella basilica arcipretale di S. Giovanni in Persiceto e un Sacro Cuore con s. Antonio abate e s. Antonio Maria Zaccaria fondatore dei barnabiti (1902) per la chiesa di S. Antonio Abate di Bologna.


Nel 1893 fu nominato professore a Firenze, nel '94 accademico a Bologna e nel 1898 divenne cavaliere della Corona d'Italia. Nel 1899 partecipò al primo dei concorsi banditi da Vittorio Alinari sul tema "Madonna con Bambino", presentando due quadri (Mammina e Madonna alla spiga); nel 1902 fu presente al secondo concorso sul tema "Alla vita della Madonna" (insieme con G. Costetti, A. Martini, G. Kienerk) ed, infine, nello stesso anno elaborò per La Divina Commedia nuovamente illustrata da artisti italiani tre quadri ad olio dedicati al XIII canto del Paradiso. Del F. è inoltre il grande quadro Morte di Anita Garibaldi degli inizi del '900 (Firenze, Biblioteca ed Archivio del Risorgimento).
Nel 1906 presentò alcuni modelli di medaglie eseguiti con la tecnica della cera persa alla Mostra internazionale del Sempione di Milano. Nel 1911 partecipò all'Esposizione d'arte cristiana moderna di Parigi, accanto agli scomparsi P. Puvis de Chavannes, E. Carrière e a M. Denis. Collaboratore della Bemporad di Firenze, illustrò insieme con altri disegnatori, soprattutto toscani, la trilogia di L. Rasi (Il libro dei monologhi, Il secondo libro dei monologhi, Milano rispettivamente 1888 e 1893, e Il libro degli aneddoti, Modena 1890).


Nel 1900 collaborò con vignette alla rivista bolognese Italia ride; realizzò le tavole per Firenze sotterranea (Firenze) di Jarro [Giulio Piccini], dove espresse una sottile vena realistico-umanitaria, interpretando il testo "con occhio fotografico e trasfigurato insierne" (Pallottino, 1988, p. 190). Tra il 1898 e il 1905 fu autore di numerose cartoline di cui si Isegnalano le serie Divina Commedia, Finis seculi XIX, Domine (cfr. Arrasich, 1985).
Illustrò più di cento volumi, prediligendo, oltre ai classici della letteratura pubblicati dalla casa ed. Nerbini di Firenze (G. Casanova, Memorie, 1920; G. Boccaccio, Decameron, 1932; T. Tasso, La Gerusalemme liberata, 1934; Omero, Odissea, trad. di V. Monti, 1934), i romanzi d'avventura, in particolare salgariani, "nei quali seppe profondere una particolare ed aggraziata atmosfera di sogno orientale" (Faeti, 1972) e, per la duttilità tecnica e cromatica nell'uso della tempera e dell'acquerello, un'originale levità narrativa.
Tra il libri illustrati per ragazzi si ricordano anche quelli di L. M. Alcott, Piccoli uomini, Firenze 1910-11, e nel 1916 Piccole donne.


Nel 1936 si trasferì da Bologna a Casalecchio di Reno (prov. Bologna), dove morì il 24 sett. 1945.
Il fratello Alberto nacque a Bologna il 20 sett. 1858.
L'iter formativo coincide e si intreccia strettamente con l'attività del più giovane Fabbi. Compiuti gli studi al corso di pittura dell'accademia di belle arti di Bologna, si trasferì a Firenze, negli stessi anni, specializzandosi nel ritratto e nella pittura di soggetto orientale.
Alla I e III edizione dell'Esposizione di belle arti della Società Francesco Francia (1896-1897) - in anni in cui molto avvertita era nel milieu pittorico bolognese la "congiuntura" simbolista - una sala fu interamente dedicata ai Fabbi, che espose quadri di tema orientale, dove forte si rivela l'elemento della curiosità esotica.
Ritrattista (Cardinale Svampa, Quirico Filopanti, Vicini, Ceneri, databili tra gli anni '80 e '90 e inoltre i ritratti di Emilio Filopanti e Carlo Musi, 1897, presso la Gall. com. d'arte moderna di Bologna) ed illustratore, è presente giovanissimo nel gruppo dei disegnatori satirici bolognesi della strenna Il Natale della lira (Bologna 1898), interessante esempio di grafica liberty, che imita nel formato e nell'impaginazione il catalogo della prima mostra della secessione viennese.
Fu accanto al fratello nelle opere di maggior impegno compositivo. Nell'album fotografico di R. Belluzzi (Firenze s.d., Alinari, conservato presso il Museo del Risorgimento di Bologna) è riprodotto un suo Combattimento tra galli del penultimo decennio dell'Ottocento. Morì a Bologna il 21 maggio 1906.