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Filippo Palizzi | Pastore addormentato con il suo cane, 1850-1855

Filippo Palizzi (1818-1899) con il fratello Giuseppe, rappresenta il primo tentativo di un indirizzo verista nella pittura italiana dell'Ottocento.
Sulla scia della Scuola di Posillipo e di una spontanea inclinazione orientò il suo lavoro verso una dettagliata osservazione del vero.
Fu tra i primi pittori a interessarsi di fotografia ed a praticarla, sulla base di conoscenze tecniche molto approfondite.


Sappiamo infatti che fin dall'inizio degli anni cinquanta era in grado di preparare da solo le lastre fotografiche e utilizzava normalmente le immagini fotografiche, proprie o di altri, come modello per i suoi dipinti.
Dalle sue lettere sappiamo che condivise la pratica con tutti i suoi fratelli.

Il suo stile, affine a quello del fratello che si formò indipendentemente da lui, si orientò verso una tecnica più minuta e statica, con dipinti di piccole vedute e angoli rustici dei dintorni di Napoli.
Fu definito anche "il pittore degli animali".

Sue opere sono conservate a Roma (Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea), a Napoli (Accademia di belle arti di Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, Palazzo Reale), a Milano (Galleria Carruti), a Vasto (Museo civico), a Lucera (Pinacoteca Comunale presso Ex Convento del SS. Salvatore), a Giulianova (Pinacoteca civica Vincenzo Bindi), a Genova (Raccolte Frugone in Villa Grimaldi, Nervi).


Nella Galleria d'arte moderna di Roma esiste una "sala Palizzi" a lui dedicata, dove è collocato un busto modellato in suo onore dallo scultore Achille D'Orsi.
La Galleria dell'Accademia di belle arti di Napoli possiede 120 opere di Filippo Palizzi, da lui donate nel 1898.
Si tratta di 116 oli su tela, di un pastello e di tre disegni. Si tratta della più numerosa collezione di opere di questo pittore.

Di particolare interesse, per lo studio della genesi di molte sue opere, sono le cinque tele che contengono una serie di schizzi ad olio, ripresi dal veroː animali, contadini, soldati, l'arcobaleno.


Al M.A.I. (Museo Artistico Industriale) dell'Istituto d'Arte di Napoli (piazza Salazar, 6) esiste una vasta campionatura della sua opera in ceramicaː maioliche policrome, elaborate quali modelli operativi, per gli allievi delle Scuole-Officine della ceramica.
Ebbe anche influsso sulla modellistica dei gioielli della Scuola-officina dei metalli.
Ciò nell'ambito del "Sogno del Principe" di Gaetano Filangieri di Satriano, che fondò nel 1882 il Museo Scuole-Officina napoletano, insieme con Domenico Morelli e Filippo Palizzi.

Molte sue opere, insieme a quelle dei fratelli Nicola e Francesco Paolo, sono conservate nella Galleria d'arte moderna "F. Palizzi" nei musei civici del palazzo d'Avalos a Vasto. Spicca l'Ecce Homo, di cui si conserva il cartone preparatorio.
Tre tele del ciclo "Predicazione di San Francesco Saverio nelle Indie - Madonna Addolorata- Martirio di Santa Cordula", si conservano nella chiesa di Santa Chiara a Lanciano, con una tela attribuita a Teresa Palomba di Napoli. | Fonte: © Wikipedia