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Filippo Palizzi | Verist painter

Filippo Palizzi (1818-1899) was an Italian painter. Filippo Palizzi was born in Vasto (Chieti).
He moved to Naples in 1837 and enrolled at the Royal Institute of Fine Arts, but withdrew after a few months to attend the private school of the painter Giuseppe Bonolis.
Contact with his brother Giuseppe, who moved to France in 1844, introduced him to the painting of the Barbizon School.



He visited Paris on the occasion of the Universal Exhibition in 1855 and then went on to the Netherlands. Having returned to Paris in 1863, he concentrated on nature studies from life and took part in the Universal Exhibition of 1867, winning a gold medal.

The following decade saw further work on the handling of light both in landscapes painted outdoors and in paintings of interiors.
He often painted genre scenes of children with animals.


His only painting at the Museum of Capodimonte, the Exodus of Animals from the Ark, is a parade of different species.
An advocate of the need to bring academic teaching up to date, he founded the Naples Società Promotrice di Belle Arti in 1861 together with Domenico Morelli and the Museo Artistico Industriale in 1878, being appointed director two years later.

Filippo Palizzi was named commendatore of the Order of the Crown of Italy and of the Austrian Order of Franz Joseph, and honorary Associate of numerous Academies.
He died in Naples in 1899.
His brothers Nicola and Giuseppe Palizzi were also painters.








































Filippo Palizzi - Self-portrait in pen

Filippo Palizzi (Vasto, 16 giugno 1818 - Napoli, 11 settembre 1899) è stato un pittore Italiano, nativo dell'Abruzzo, ma di scuola napoletana; fu uno dei maggiori artisti italiani della seconda metà dell'XIX secolo ed uno degli esponenti più originali del verismo in pittura.


Filippo Palizzi nacque a Vasto il 16 giugno 1818, quinto di tredici figli.
Il padre era stato avvocato, poi si era impiegato.
Nel 1836 Filippo poté raggiungere il fratello Giuseppe a Napoli e l'anno seguente fu ammesso alla Reale Accademia di belle arti di Napoli.
Quando Filippo arrivò all'Accademia, la cattedra di paesaggio era tenuta da Gabriele Smargiassi, proveniente da una benestante famiglia reazionaria di Vasto, in conflitto con la famiglia Palizzi, di idee carbonare.


Anche per divergenze artistiche, Filippo abbandonò l'Accademia qualche mese dopo la sua ammissione; i motivi di tale scelta furono esplicitati anni dopo, intorno al 1862, in un saggio polemico dal titolo Un artista fatto dall'Istituto di Belle Arti, scritto subito dopo aver abbandonato una commissione incaricata di riformare l'Istituto.
Abbandonata l'Accademia, Filippo iniziò a frequentare lo studio del pittore abruzzese Giuseppe Bonolis, che indirizzava i suoi allievi allo studio del vero.
Insoddisfatto, intraprese uno studio personale sul tema "ritrarre animali dal vero".
Nel 1839 espose per la prima volta un quadro nell'esposizione biennale al Reale Museo borbonico, uno Studio di animali, n. 152 del catalogo, che venne acquistato dalla duchessa di Berry.


Il 25 ottobre 1842 intraprese il suo primo viaggio all'estero, fino a Galați, chiamato dal principe Maronsi per insegnare pittura al figlio, in Asia Minore.
Dopo due anni Filippo tornò a Napoli.
S'interessò agli avvenimenti risorgimentali nel regno delle Due Sicilie intorno al 1848, come manifestato dai dipinti Sera del 18 febbraio 1848 a Napoli e Barricate del 15 maggio 1848.


Filippo Palizzi, rappresenta con il fratello Giuseppe, il primo tentativo di un indirizzo verista nella pittura italiana dell'Ottocento.
Sulla scia della Scuola di Posillipo e di una spontanea inclinazione orientò il suo lavoro verso una dettagliata osservazione del vero.
Fu tra i primi pittori a interessarsi di fotografia e a praticarla, sulla base di conoscenze tecniche molto approfondite.
Sappiamo infatti che fin dall'inizio degli anni cinquanta era in grado di preparare da solo le lastre fotografiche e utilizzava normalmente le immagini fotografiche, proprie o di altri, come modello per i suoi dipinti.


Dalle sue lettere sappiamo che condivise la pratica con tutti i suoi fratelli.
Il suo stile, affine a quello del fratello che si formò indipendentemente da lui, si orientò verso una tecnica più minuta e statica, con dipinti di piccole vedute e angoli rustici dei dintorni di Napoli.
Fu definito anche "il pittore degli animali".
Sue opere sono conservate a Roma (Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea), a Napoli (Accademia di belle arti di Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, Palazzo Reale), a Milano (Galleria Carruti), a Vasto (Museo civico), a Lucera (Pinacoteca Comunale presso Ex Convento del SS. Salvatore), a Giulianova (Pinacoteca civica Vincenzo Bindi), a Genova (Raccolte Frugone in Villa Grimaldi, Nervi).


Nella Galleria d'arte moderna di Roma esiste una "sala Palizzi" a lui dedicata, dove è collocato un busto modellato in suo onore dallo scultore Achille D'Orsi.
La Galleria dell'Accademia di belle arti di Napoli possiede 120 opere di Filippo Palizzi, da lui donate nel 1898.
Si tratta di 116 oli su tela, di un pastello e di tre disegni.

Si tratta della più numerosa collezione di opere di questo pittore.
Di particolare interesse, per lo studio della genesi di molte sue opere, sono le cinque tele che contengono una serie di schizzi ad olio, ripresi dal veroː animali, contadini, soldati, l'arcobaleno.


Al M.A.I. (Museo Artistico Industriale) dell'Istituto d'Arte di Napoli (piazza Salazar, 6) esiste una vasta campionatura della sua opera in ceramicaː maioliche policrome, elaborate quali modelli operativi, per gli allievi delle Scuole-Officine della ceramica.
Ebbe anche influsso sulla modellistica dei gioielli della Scuola-officina dei metalli.
Ciò nell'ambito del "Sogno del Principe" di Gaetano Filangieri, principe di Satriano, che fondò nel 1882 il Museo Scuole-Officina napoletano, insieme con Domenico Morelli e Filippo Palizzi.


Molte sue opere, insieme a quelle dei fratelli Nicola e Francesco Paolo, sono conservate nella Galleria d'arte moderna "F. Palizzi" nei musei civici del palazzo d'Avalos a Vasto.
Spicca l'Ecce Homo, di cui si conserva il cartone preparatorio.
Tre tele del ciclo "Predicazione di San Francesco Saverio nelle Indie - Madonna Addolorata- Martirio di Santa Cordula", si conservano nella chiesa di Santa Chiara a Lanciano, con una tela attribuita a Teresa Palomba di Napoli.