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Alphonse Osbert | Symbolist / Pointillist painter



Alphonse Osbert (23 March 1857 - 11 August 1939) was a French* Symbolist painter.
Educated at the École des Beaux-Arts, his earliest passion was for the great Spanish masters*, particularly Jusepe de Ribera. A shift away from his academic style took place in the late 1880s under the influence of several acquaintances associated with Post-Impressionism* and Symbolism*.





Osbert abandoned naturalistic painting in favour of a Pointillist technique* like that employed by Seurat* and Signac*. Also inspired by Pierre Puvis de Chavannes* and the Symbolists*, he chose to forsake depiction of real-world subject matter, and developed a poetic visual language of his own. His signature style consists of ghostlike Muses in mysterious landscapes bathed in the unearthly light of a sun or moon, rendered with abundant use of the colour blue. In the 1890s he was associated with Joséphin Péladan and his order of Rosicrucianism.


Osbert's later works include a few commissioned murals, for sites including the Centre Thermal des Dômes in Vichy (1903 and 1904), and the Church Of Saint-Louis in Vichy (1915). An overview of his career titled 'Le peintre symboliste Alphonse Osbert', written by Véronique Dumas, was published by CNRS in 2005. | © Wikipedia


























Alphonse Osbert (Parigi, 23 marzo 1857 - Parigi, 11 agosto 1939) è stato un pittore Francese°, esponente del Simbolismo*.
Nato a Parigi nel 1857 in una famiglia della buona borghesia, entrò all'École des Beaux-Arts nell'atelier di Henri Lehmann, dove fu compagno di studi di Seurat* e di Aman-Jean.
Sotto l'influenza dei suoi maestri Léon Bonnat e Fernand Cormon, Osbert partecipò a varie mostre con opere prettamente accademiche e di maniera.
All'inizio, infatti, egli aderì pienamente a questa visione ormai appiattita della pittura, ma che rappresentava comunque il gusto dominante, largamente acquisito e consolidato, della cultura borghese e contava quindi ancora molti aderenti ed estimatori.
Né mostrò interesse quando Seurat* fondò il Salon des Indépendants. Tuttavia, dopo un viaggio in Spagna e alcuni studi nella foresta di Fontainebleau, le sue concezioni mutarono per giungere poi ad una svolta decisiva verso la fine del 1880.
Fu questo il periodo in cui egli condusse ulteriori esperimenti sulla luce e si avvicinò al Salon des Indépendants, dove poté incontrare Maurice Denis* e, soprattutto, Puvis de Chavannes*. Da quell'incontro le sue idee furono sempre più influenzate dal simbolismo, cui egli infine aderì totalmente e che gli permise di riscuotere un crescente successo.
Si iscrisse all'ordine dei Rosa Croce estetica di Joséphin Peladan e partecipò al loro Salon. Frequentò inoltre Stephane Mallarmé. Sostenuto dal giornale La Plume e apprezzato dalla critica, ricevette vari artisti nel proprio studio e, in quegli anni, divenne uno dei pittori simbolisti di riferimento.
Sebbene il suo stile non si rinnovò più sino ai primi del 1900, tuttavia il successo era ormai acquisito: Osbert espose in tutta la Francia e all'estero, e ricevette richieste per lavori di grandi dimensioni all'interno di opere pubbliche, come ad esempio la decorazione della "hall" della stazione termale di Vichy (1902 - 1904) o quella della Sala del Municipio di Bourg-la-Reine (1911-1913).
Ma il suo linguaggio, sia tematico che formale, rimase comunque legato al simbolismo e, di conseguenza, esso perdette interesse nei confronti delle nuove esperienze dei giovani pittori. Con l'arrivo della vecchiaia Osbert dipinse sempre meno, fino ad essere a mano a mano dimenticato col passare degli anni.
Morì a Parigi nel 1939, ottantaduenne, nel suo atelier che occupava dal 1880. | © Wikipedia







Alphonse Osbert (1857-1939) - Visione, 1892

Huile sur toile
Cm 235 x 138
© RMN-Grand Palais (Musée d'Orsay) / Jean Schormans

Questo quadro è stato presentato al Salon de la Société nationale des beaux-arts del 1892, prima di essere esposto l'anno dopo al secondo Salon de la Rose-Croix, che riuniva il fior fiore degli artisti simbolisti. Una ulteriore presentazione dell'opera, nel 1899, ci fornisce altre informazioni sul soggetto della tela: una visione di Santa Genoveffa, patrona di Parigi.

Come un numero significativo di pitture di Osbert, questa opera contemplativa e mistica è trattata facendo ricorso ad una gamma di blu, senza alcuna volontà realista e senza il desiderio di illustrare il ruolo che la santa rivestì nella difesa di Parigi ai tempi delle invasioni degli Unni, alla metà del quinto secolo.
Questo quadro che si distingue pertanto dalle tradizionali pitture a sfondo storico e di carattere religioso e che fu ampiamente commentato dai giornalisti e dai cultori che lo videro esposto, venne ritenuto più che altro come l'illustrazione di uno stato d'animo. Da allora, l'opera è stata messa in relazione con le ricerche neurologiche, in particolar modo con quelle condotte da Jean-Martin Charcot.
Si è propensi a credere che Osbert si sia ispirato per lo stato estatico del soggetto raffigurato, per la rigidità della sua posizione e per il suo sguardo fisso al cielo, agli studi sull'isteria che venivano condotti in quel momento presso la clinica psichiatrica La Salpétrière di Parigi, e i cui risultati corredati da fotografie, erano largamente diffusi dalla stampa contemporanea. | © Musée d'Orsay
Vision, 1892
Alphonse Osbert (1857-1939)
Oil on canvas
H. 235; W. 138 cm
© RMN-Grand Palais (Musée d'Orsay) / Jean Schormans

This painting was presented at the Salon of the Société Nationale des Beaux-Arts in 1892 before featuring the following year in the second Rose+Croix Salon which brought together the elite of the Symbolist artists. A later presentation of the work, in 1899, provides more information about its subject: a vision of St Genevieve, the patron saint of Paris.

Like many of Osbert's paintings, this mystical, meditative painting uses a range of blues with no attempt at realism and no desire to illustrate the saint's role in defending Paris against the Hun invasion in the mid-fifth century. Distinct in that respect from traditional history or religious paintings, this work, which drew much comment from journalists and art lovers who saw it on display, was considered to be more an illustration of a soul state. Since then, links have been established with neurological research, particularly that of Jean-Martin Charcot. It may be that the ecstatic state of the model, her rigid pose and fixed upward gaze were inspired by research into hysteria which was being carried out at the Salpétrière Hospital at the time. Reports on this research, illustrated by photographs, were widely circulated by the contemporary press. | © Musée d'Orsay