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Giacomo Ceruti | Baroque / Genre / Portrait painter

Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti (October 13, 1698 - August 28, 1767) was an Italian🎨 late Baroque painter🎨, active in Northern Italy in Milan, Brescia, and Venice. He acquired the nickname Pitocchetto (the little beggar) for his many paintings of peasants dressed in rags.
He was born in Milan, but worked primarily in Brescia. He may have been influenced early by Antonio Cifrondi and/or Giacomo Todesco (Todeschini), and received training from Carlo Ceresa. While he also painted still-life paintings and religious scenes, Ceruti is best known for his genre paintings, especially of beggars and the poor, whom he painted realistically and endowed with unusual dignity and individuality.
Ceruti gave particular attention to this subject matter during the period 1725-1740, and about 50 of his genre paintings from these years survive.






Mira Pajes Merriman, in her essay titled Comedy, Reality, and the Development of Genre Painting🎨 in Italy, observes that "Generally his figures do almost nothing - after all, they have nothing to do".


She describes his paintings as confronting us with:
the detritus of the community; the displaced and homeless poor; the old and the young with their ubiquitous spindles, eloquent signs of their situationless poverty and unwanted labor; orphans in their orderly, joyless asylums plying their unpaid toil; urchins of the streets eking out small coins as porters, and sating them in gambling; the diseased, palsied, and deformed; lonely vagabonds; even a stranger from Africa - and all in tatters and filthy rags, almost all with eyes that address us directly...



A characteristic painting is his Woman with a Dog🎨 which portrays a rather plain subject sympathetically and without idealization. Like most of his figures, she appears before an undifferentiated dark background; when Ceruti attempted to represent deep space, the results were frequently awkward. His landscape backgrounds resemble stage flats and are often copied from print sources, such as the engravings of Jacques Callot.


The realism Ceruti brought to his genre paintings also distinguishes his portraits and still lifes, while it is less apparent in his somewhat conventional decorative paintings for churches, including frescoes for the Basilica Santa Maria Assunta of Gandino and an altarpiece for Santa Lucia in Padua.
This limitation is not unique to Ceruti; the Brescian painter from the late 16th century, Giovanni Battista Moroni, was similarly known for expressive portraits, and drab religious paintings. | © Wikipedia





















































Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti, detto il Pitocchetto (Milano, 13 ottobre 1698 - Milano, 28 agosto 1767), è stato un pittore Italiano🎨, annoverato tra i più importanti esponenti del tardo barocco🎨 italiano.
Biografia
Nacque a Milano, probabilmente da quel Fabiano Ceruti che fu allievo di Cristoforo Agricola; fin dai primi anni venti del Settecento fu attivo a Brescia, città in cui si guadagnò il soprannome di «Pitocchetto» per il genere pittorico che aveva come soggetti principali i poveri, i reietti, i vagabondi, i contadini - i pitocchi, appunto, raffigurati in quadri a grande formato e ripresi con stile documentaristico e con uno spirito di umana empatia.
Il suo percorso artistico è parte di quel filone della "pittura di realtà", che ha in Lombardia una tradizione secolare: prima di lui grandissimi artisti come Vincenzo Foppa, la scuola bresciana intorno a Moretto e Savoldo, Caravaggio🎨, tutti avevano toccato l'argomento, ma nessuno prima del Ceruti seppe indagare con tanta spietata lucidità la verità quotidiana.
Il Ritratto del conte Giovanni Maria Fenaroli (1724, collezione Fenaroli, Corneto) è la sua prima opera di certa attribuzione.
Il 14 dicembre 2018 sono stati presentati al Castello di Padernello due inediti ritratti del Pitocchetto.
Il ritratto di "Monsieur Domenic Cerri Mozzanica" (1716) firmato dal Ceruti é ora da considerare l'opera più antica di certa attribuzione.
Nel 1736 l'artista lombardo si trasferì prima a Venezia e poi a Padova, dove la sua attività per la Basilica del Santo e per altre chiese è documentata nel triennio successivo.
A Padova in particolare operò per la Basilica del Santo e per altre chiese, tra cui quella di Santa Lucia presso la quale, oltre ad una pala dedicata alla santa e un Battesimo di San Giustino, sono presenti anche i Quattro Padri della Chiesa, i Quattro Evangelisti e i Quattro Santi protettori della città.


Da ricordare anche la pala d'altare di Gandino (1734), gli affreschi di Palazzo Grassi a Venezia (1736) e le tele del "Ciclo di Padernello".
Sulle sue produzioni artistiche per i luoghi sacri, gli influssi che ebbero le opere di Carlo Ceresa e Antonio Cifrondi sono innegabili.
Dopo il soggiorno veneziano, ricevette varie commissioni pubbliche e tornò a Milano, dove è documentata la sua presenza nel triennio dal 1742-1745, trasferendosi in seguito a Piacenza.
Le commissioni ottenute in quegli anni gli diedero l'occasione di acquisire e padroneggiare strumenti stilistici e compositivi tali da consentirgli un'attività di pittore "di storia", più proficua e di più ampia risonanza, condotta parallelamente alla pratica del ritratto e della scena di genere.
Tra le opere che lo resero celebre la Lavandaia🎨 (1736 circa), attualmente alla pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, e le molte nature morte.
Intorno al 1765 dipinse il Ritratto di viandante ora conservato al Museo civico Amedeo Lia di La Spezia, il suo ciclo pittorico presso la Basilica di Santa Maria Assunta a Gandino.
Nel 1882 quindici dipinti del Pitocchetto furono acquistati all'asta nel 1882 dal conte Bernardo Salvadego e custoditi tra le mura del castello, nella piccola frazione di Borgo San Giacomo (Brescia), fino alla seconda metà del Novecento.
Tale ciclo, definito da Roberto Longhi, "di Padernello" è ora sparso tra la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, il Museo Lechi di Montichiari e collezioni private. Tuttavia nel 2015 la Fondazione Castello di Padernello ha riproposto tale ciclo grazie a delle riproduzioni che danno un'idea della quadreria ottocentesca.
La rivalutazione della sua figura si deve a Roberto Longhi. | © Wikipedia