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Francesco Vinea ~ Genre painter


Francesco Vinea (Forlì, August 10, 1845 - Florence, October 22, 1902) was an Italian painter, known for his period costume Genre subjects. He studied first at the Academy of Fine Arts of Florence, but had to discontinue his studies due to his poverty, and spent some time traveling without home. He worked for a photographer, also as a designer of illustrated magazines, but returned to Florence and studied under professor Enrico Pollastrini, but only for a year.



He was not inclined to the erudite historical or literary paintings, or earnest depictions of natural scenes, favored by some academic contemporaries. He meddled in an imaginative, often raffish or coquettish, and always elegant depictions of dramas in elegant period costume occurring in equally ornamented interiors. The paintings proved popular in England and France, and Vinea gained a comfortable living. His studio on boulevard Prince Eugene in Florence is depicted as hoard of exotic items, and eclectic furniture and decorative items: a collection easily finding his way as ornaments of his paintings. Gubernatis describes his studio as his best work of art. The ceiling painted in tempera with Olympic gods, in allegory to the fine arts, and his collected items haphazardly stored.



Gubernatis describes his subject matter as:
Nothing serious, nothing solid, no classical concepts, not robust, no lofty ideas, no deep thoughts. His canvases, like the Genre paintings of Meissonier, are well-designed witticisms, smiling color, interiors full of life and of panache, costume scenes preening with grace and trivial levity: everything exudes the fashion of the past salons. Once you have accepted the Genre, Vinea is no doubt that the few who treat it with fertility of imagination, careful study of detail and splendor of the palette. The subjects of his canvases fade from memory like iridescent soap bubbles flit from our vision. /Dizionario degli Artisti Italiani Viventi: pittori, scultori, e Architetti., by Angelo de Gubernatis
























Francesco Vinea, Necrologio
Emporium, Nr 95, Novembre 1902
Francesco Vinea [1845-1902], celebre pittore nato a Forlì il 10 agosto 1845, è morto la mattina del 22 dello scorso ottobre a Firenze, dove s'era trasferito giovinetto, compiuti appena gli studi elementari e dove trasse quasi tutta la vita. Entrato allievo in quella Accademia di Belle Arti, s'ebbe a maestro il Pollastrini e, dopo avere, per breve tratto, stentato alquanto a farsi strada, lavorando di fotografia e fornendo illustrazioni a giornali, riuscì ad affermarsi in un ramo della pittura di genere, non nuovo, certo, ed anzi, per la natura dei soggetti, piuttosto arcaico, ma al quale egli seppe imprimere il suggello di una spiccata personalità e dargli lustro con la genialità, la grazia, l'eleganza e il decente sensualismo delle composizioni, la purezza del disegno e la fulgida vivezza del colorito.
Tra l'infinito numero di quadri da lui prodotti e che, con una specie di gara, gli venivano man mano acquistati da ricchi negozianti esteri, specialmente di Parigi, Londra e Berlino, si possono citare quelli rappresentanti: La lettura, Il battaclista, Una visita alla nonna, Il ratto, ad Antignano, La fioraia, Dopo il bagno, Arianna, Faustina, Giardiniera, La giovinezza, Il Capitano Molena, In cucina, Una baccante, Adulazioni, In cantina, La bella cantiniera, Alla più bella, Promesse, Vino e musica, L' osteria della botte, Il saggio alla botte, Il frate vincitore, Dichiarazione ad una cantiniera, I beoni, ecc., dai quali titoli è facile rilevare com'egli prediligesse, con vero intelletto d'amore, i motivi ditirambici e bacchici, che sapeva presentare e ripresentare con sagace varietà di forme e di raggruppamenti, ma senza mutare gran fatto la sostanza del soggetto.
Il Vinea fu romantico ed anche arcadicamente ammanierato nella evocazione quasi perenne di quel Seicento tutto rigonfi, lattughe, pennacchi, stivaloni e draghinazze, che formava la sua delizia e la sua specialità: ma è pur d'uopo convenire ch'egli seppe improntarlo costantemente di un carattere si leggiadro e brioso e d'una cifra affatto individuale, da renderlo simpatico tanto e persino persuasivo. Non fu egli, per certo, il pittore dell' attualità, il pittore che, con l' opera sua, per quanto straordinariamente copiosa, potesse aspirare al vanto di un grande contenuto di pensiero, o d'aver tramandato ai posteri una documentazione del proprio tempo. 
Egli, per contro, visse sempre in un sogno del passato: un sogno lieve, giocondo, voluttuoso, che gli popolava la fantasia delle vivaci e graziose figurine, si maestrevolmente disegnate nelle sue tele e illuminate da tanta letizia di colori.
Se, nell'arte, il Vinea, non ha segnato alcun significante progresso s'è tuttavia conquistato un posto, che appartiene a lui solo, s'è dato una specialitá, nella quale lo si potè dire, per davvero, insuperabile. E ciò basta ad assegnargli titolo di altissimo onore e a far rimpiangere acerbamente la sua morte immatura, come quella che apre una lacuna in un campo, da cui molto difficilmente altri potranno far nascere gli amabili fiori, ch'egli seppe trarne, onde formarsene una corona di gloria.