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Pierre-Auguste Renoir: "Il dolore passa ma la bellezza rimane"

"Un giorno, mentre dipingevo un paesaggio nei pressi di Algeri [marzo 1881], vidi avvicinarsi un uomo che sembrava vestito di porpora e di panno d'oro...
Quando il viaggiatore mi raggiunse, la mia illusione svanì; il mio emiro non era altro che un mendicante rosicchiato.
Il sole, il sole divino, lo aveva arricchito con la sua luce...
È sempre così in Algeria.
La magia del sole trasmuta le palme in oro, l'acqua sembra piena di diamanti e gli uomini diventano i Re d'Oriente".



"Ho studiato molto al museo di Napoli; i dipinti pompeiani sono estremamente interessanti sotto ogni aspetto. Quindi resto al sole - non per dipingere ritratti, ma mentre mi scaldo ed osservo attentamente le cose, spero di aver acquisito un po' della grandiosità e della semplicità degli antichi maestri.

Raffaello non lavorava all'aperto, ma studiava comunque la luce del sole - i suoi affreschi ne sono pieni.
Quindi, guardandomi intorno all'esterno, ho finito per vedere solo le ampie armonie e non mi preoccupo più dei piccoli dettagli, che non fanno altro che spegnere la luce del sole, invece di aumentarne la brillantezza.
Spero quindi, al mio ritorno a Parigi, di produrre qualcosa che sia il risultato di tutti questi studi generali e di poterne beneficiare".


"Quanto è meraviglioso il Palazzo Ducale!
Quel marmo rosa e bianco dev'essere stato un po' freddo all'inizio, ma per me è stato magico vederlo dorato da secoli di luce solare!
E la Basilica di San Marco!
È stato questo a farmi cambiare idea, allontanandomi dalle fredde chiese rinascimentali italiane... appena si entra in San Marco si ha la sensazione di essere in un vero luogo di culto: quella luce delicata e filtrata, quei magnifici mosaici ed il grande Cristo bizantino con l'aureola grigia!
Se non si è mai stati a San Marco, è impossibile immaginare la bellezza di massicci pilastri e colonne senza modanature!"


"A Parigi ci sono appena quindici collezionisti d'arte capaci di apprezzare un pittore senza il sostegno del Salon.
Ce ne sono ottantamila che non comprerebbero nulla da un pittore che non sia presente al Salon [di Parigi].
Non sarò così sciocco da condannare un'opera solo per il luogo in cui si trova.
In breve, non ho intenzione di perdere tempo a serbare rancore verso il Salon - non voglio nemmeno dare l'impressione di farlo.
Secondo me, bisogna semplicemente dipingere il meglio possibile - e questo è tutto".


"Le cosiddette "scoperte" degli impressionisti non potevano essere ignote ai vecchi maestri; e se non ne fecero uso, fu perché tutti i grandi artisti hanno rinunciato all'uso degli effetti.
E semplificando la natura, l'hanno resa ancora più grande.