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Wassily Kandinsky | VIII - L'Opera d'Arte e l'Artista, 1910

Lo spirituale nell'arte, 1910
Seconda parte: La Pittura

La vera opera d'arte nasce "dall'artista" in modo misterioso, enigmatico, mistico.
Staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta.
Diventa un aspetto dell'essere. Non è dunque un fenomeno casuale, una presenza anche spiritualmente indifferente, ma ha come ogni essere energie creative, attive.

Wassily Kandinsky | Delicate tension, 1923

Vive, agisce e collabora alla creazione della vita spirituale. Solo da questo punto di vista interiore si può rispondere alla domanda se l'opera d'arte sia buona o cattiva.
Se è "brutta" o troppo debole significa che ha una forma brutta o troppo debole per far vibrare l'animo di un suono puro.

Allo stesso modo un quadro ben dipinto non è quello che ha dei valori esatti (gli immancabili valeurs dei francesi), o una distinzione quasi scientifica tra toni caldi e freddi, ma quello che ha una vera vita interiore.
E un buon disegno è quello in cui non si può cambiare nulla senza distruggere questa vita interiore, indipendentemente dal fatto che contraddica le regole dell'anatomia, della botanica o di un'altra scienza.
Il problema non è sapere se la forma esteriore (che è sempre casuale) è rispettata, ma se l'artista ha bisogno di questa forma nella sua apparenza esteriore. Allo stesso modo non bisogna usare un colore perché esiste in natura, ma perché è necessario nel quadro.

Insomma, l'artista non solo è autorizzato ma è obbligato a usare le forme che gli servono. Non sono necessarie l'anatomia e affini, né il rifiuto a priori di queste scienze, ma la totale, incondizionata libertà dell'artista nella scelta dei suoi mezzi. È il diritto a una libertà incondizionata: una libertà che diventa subito un crimine se non nasce dalla necessità. Da un punto di vista artistico questo diritto coincide, come abbiamo detto, con il piano morale interiore.
Il puro scopo della vita, e dunque dell'arte. In particolare: rispettare inutilmente i dati di fatto scientifici è meno dannoso che capovolgerli inutilmente. Nel primo caso si ha un'imitazione (materiale) della natura, talvolta utile; nel secondo un inganno, cioè un peccato, che dà avvio a una lunga catena di conseguenze negative. Il primo caso svuota l'atmosfera morale. La irrigidisce. Il secondo l'avvelena e la infetta.

Wassily Kandinsky | Movement I, 1935

La pittura è un'arte, e l'arte non è l'inutile creazione di cose che svaniscono nel vuoto, ma è una forza che ha un fine, e deve servire allo sviluppo e all'affinamento dell'anima, al movimento del triangolo. È un linguaggio che parla all'anima con parole proprie, di cose che per l'anima sono il pane quotidiano, e che solo così può ricevere.

Se l'arte si sottrae a questo compito rimane un vuoto, perché nessun'altra forza può sostituirla. In tutte le epoche, quando l`anima ha più vita, l'arte è più viva, perché l'anima e l`arte si influenzano e si arricchiscono a vicenda.
Se invece l'anima è ottenebrata e sviata da concezioni materialistiche e atee o dalle aspirazioni puramente pratiche che ne sono la conseguenza, si diffonde l'idea che l'arte "pura" non sia data all'uomo per uno scopo, ma senza scopo, ed esista solo per l'arte (l'art pour l'art).
Il rapporto fra arte e anima è quasi soffocato. Ma la vendetta verrà presto, perché l`artista e lo spettatore (che si parlano col linguaggio dello spirito), non si comprenderanno più, e il secondo volgerà le spalle al primo, considerandolo un giocoliere di cui c”e da ammirare solo l'abilità e l'estro.

L'artista deve cercare di modificare la situazione riconoscendo i doveri che ha verso l'arte e verso se stesso, considerandosi non il padrone, ma il servitore di ideali precisi, grandi e sacri.
Deve educarsi e raccogliersi nella sua anima, curandola e arricchendola in modo che essa diventi il manto del suo talento esteriore, e non sia come il guanto perduto di una mano sconosciuta, una vuota e inutile apparenza.

Wassily Kandinsky | Oval n.2, 1925

L'artista deve avere qualcosa da dire, perché il suo compito non è quello di dominare la forma, ma di adattare la forma al contenuto.

L'artista non è un beniamino della vita; non ha il diritto di vivere senza un compito, deve svolgere un lavoro duro, che spesso è la sua croce. Deve sapere che le sue azioni, i suoi sentimenti, i suoi pensieri sono il materiale sottile, impalpabile ma concreto che forma le sue opere.

L'artista non è libero nella vita, ma solamente nell'arte.

Di conseguenza ha una tripla responsabilità nei confronti del non-artista:
1. deve rendere i talenti che gli sono stati affidati;
2. le sue azioni, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, come quelli di ogni uomo, formano l`atmosfera spirituale, e dunque la illuminano o la intorbidano;
3. queste azioni, questi pensieri, questi sentimenti formano la materia delle sue opere, che influenzano anch'esse l'atmosfera spirituale.


L'artista è un "re" come ha detto Sãr Péladan, non solo perché ha un grande potere, ma anche perché ha un grande dovere.

Se l'artista è il sacerdote della bellezza, la bellezza deve ispirarsi al principio del valore interiore, come abbiamo visto. L'unica misura della bellezza è la grandezza e la necessità interiore, che ci è sempre stata utilissima.
È bello ciò che nasce dalla necessità interiore. È bello ciò che ê interiormente bello.

Uno dei pionieri, uno dei primi compositori spirituali di quell'arte di oggi da cui deriverà l'arte di domani, Maeterlinck, dice:
"Non c'è niente al mondo che desideri la bellezza e sappia diventare bello più dell'anima...
Perciò pochissimi resistono al fascino di un'anima che si dedica alla bellezza".

Questa proprietà dell'anima è l'olio che rende possibile la lenta, impercettibile ascesa (a volte esteriormente bloccata, ma interiormente sempre viva) del triangolo spirituale.


Wassily Kandinsky | Lo spirituale nell'arte / Concerning the Spiritual in Art, 1910

Wassily Kandinsky | VIII - Art and Artists