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Pasolini, la Callas e l'Amore impossibile | Le Lettere

Quando Pier Paolo Pasolini (Scrittore, poeta, autore e regista cinematografico e teatrale italiano, 1922-1975) incontra Maria Callas (Soprano americana di origine greca, uno dei cantanti lirici più famosi ed influenti del 20° secolo, 1923-1977) per la prima volta era il 1969 e stava lavorando al suo nuovo film "Medea".
Lui ricorda così la prima volta che la vide: "Una straordinaria apparizione fisica, con quei grandi occhi in un volto dagli zigomi alti, dai lineamenti e dalle espressioni che rientrano perfettamente nella mia mitologia fisionomica".

Pier Paolo Pasolini e Maria Callas sul set del film "Medea"

Per Maria Callas, il poeta Pier Paolo Pasolini fu indubbiamente, uno degli uomini più importanti della sua vita ma anche uno dei pochissimi registi al mondo a riuscire a convincere la Callas a recitare per lui in un film che non prevedeva nemmeno un brano cantato.
Il rapporto tra i due, nato dopo che Pasolini la scelse come attrice per il suo film "Medea", fu destinato a rimanere un rapporto di amore platonico e di sincero affetto.

Ma in realtà, la cantante ne era profondamente innamorata, a testimoniarlo, una delle sue lettere rimaste inedite fino a qualche anno fa: "Ma quando crescerai, mio dolce P.P.P.? Non è il momento di diventare un po' maturo? Ti ho sempre detto la verità, Pier Paolo, invece di coccolarti. Io sono qui ad aspettarti. Peccato che non verrai. Sono qui, Pier Paolo, teneramente".

Pier Paolo Pasolini

Maria Callas a Pier Paolo Pasolini

Caro Pier Paolo,
ho ricevuto il tuo libro poi la tua cara lettera.
Sono infelice per te, ma contenta che ti sei confidato in me.
Caro amico, sono infelice che non posso essere vicina in questi momenti difficili per te, come lo sei stato tu spesso con me.

Pier Paolo i libri sanno tanto sì, ma non la dura realtà, e non insegnano quello che io credo e morirò credendo.
Cioè che l’uomo solo può fare, di pura volontà, amor proprio ed orgoglio.
La realtà è creazione, dignità, non borghesia come dici.
Io vivo nella borghesia servendomi di lei perché l’artista ha bisogno di lei.
Ma in realtà io vivo sola. Vorrei avere tue notizie.
Sono sempre tua caramente con l’amicizia di sempre.
Tua
Maria (fanciullona)

Pier Paolo Pasolini a Maria Callas, estate del 1969, durante le riprese della "Medea"

Cara Maria,
stasera, appena finito di lavorare, su quel sentiero di polvere rosa, ho sentito con le mie antenne in te la stessa angoscia che ieri tu con le tue antenne hai sentito in me. Un’angoscia leggera leggera, non più che un’ombra, eppure invincibile.

Ieri in me si trattava di un po’ di nevrosi: ma oggi in te c’era una ragione precisa (precisa fino a un certo punto, naturalmente) ad opprimerti, col sole che se ne andava. Era il sentimento di non essere stata del tutto padrona di te, del tuo corpo, della tua realtà: di essere stata “adoperata” (e per di più con la fatale brutalità tecnica che il cinema implica) e quindi di aver perduto in parte la tua totale libertà. Questo stringimento al cuore lo proverai spesso, durante la nostra opera: e lo sentirò anch’io con te. È terribile essere adoperati, ma anche adoperare.

Ma il cinema è fatto così: bisogna spezzare e frantumare una realtà “intera” per ricostruirla nella sua verità sintetica e assoluta, che la rende poi più “intera” ancora.


Tu sei come una pietra preziosa che viene violentemente frantumata in mille schegge per poter essere ricostruita di un materiale più duraturo di quello della vita, cioè il materiale della poesia.
È appunto terribile sentirsi spezzati, sentire che in un certo momento, in una certa ora, in un certo giorno, non si è più tutti se stessi, ma una piccola scheggia di se stessi: e questo umilia, lo so.

Io oggi ho colto un attimo del tuo fulgore, e tu avresti voluto darmelo tutto. Ma non è possibile. Ogni giorno un barbaglio, e alla fine si avrà l’intera, intatta luminosità.

C’è poi anche il fatto che io parlo poco, oppure mi esprimo in termini un po’ incomprensibili. Ma a questo ci vuol poco a mettere rimedio: sono un po’ in trance, ho una visione o meglio delle visioni, le "Visioni della Medea": in queste condizioni di emergenza, devi avere un po’ di pazienza con me, e cavarmi un po’ le parole con la forza.
Ti abbraccio
Pier Paolo


Maria Callas a Pier Paolo Pasolini, 4 Febbraio 1970

Mio caro, ti scrivo dalle nuvole che mi sembrano un bel tappeto, così dolce che ci si potrebbe camminare sopra.
Ma per dove, mah!?
Cerca di stare bene e cerca di avere pazienza con i deboli tipo Alberto Moravia …
Noi siamo molto legati spiritualmente, come raramente è concesso di esserlo. (…)
Ma quando crescerai, mio dolce P.P.P.?

Non è il momento di diventare un po’ maturo?
Ti ho sempre detto la verità, Pier Paolo, invece di coccolarti.
Io sono qui ad aspettarti. Peccato che non verrai.
Sono qui, Pier Paolo, teneramente.

Pier Paolo Pasolini e Maria Callas sul set del film "Medea"

Scrivimi. (…) Pier Paolo, tu dipendevi troppo da Ninetto.
Non era giusto. Ninetto ha il diritto di vivere la sua vita.
Lascialo fare.
Cerca di essere forte. Devi farlo.
Mi sarebbe tanto piaciuto che tu sentissi il bisogno di venire da me…
Tua
Maria (fanciullona)

Pier Paolo Pasolini e Maria Callas sul set del film "Medea"