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Francisco Goya | The Marquise of Santa Cruz / La marchesa di Santa Cruz, 1805



Joaquina Téllez-Girón y Pimentel (1784-1851) was the daughter of the Duke and Duchess of Osuna and Marchioness of Santa Cruz by her marriage to José Gabriel de Silva y Walstein in 1801. A friend of poets and literati, she was one of the most admired women of her time.
Goya presents her wearing white crêpe and reposing on a canapé upholstered in red velvet. She is crowned with grape leaves and clusters. This headdress and the lire -shaped guitar identify her as Erato, the muse of Love Poetry- a clear reference to her love of poetry and music.


This canvas is in excellent condition and, unlike most, still has its original shine, revealing the stunning perfection of its tonal relations as well as a rich, confident pictorial technique. It is signed and dated on the lower left corner. | © Museo Nacional del Prado




The Portrait of the Marchioness of Santa Cruz or Portrait of the Marquise of Santa Cruz is an 1805 portrait by the Spanish artist Francisco José de Goya y Lucientes, a family friend of the subject. It has been owned by the Museo del Prado since 1986, when it bought it from its previous owner for over US$6 million.
It shows Joaquina Téllez-Girón, Marquise of Santa Cruz clad in a very light white dress, lying sideways on a red divan. Her head is decorated with yellow flowers; her left hand is balancing a lyre-guitar. Her gaze does not directly fix on the viewer but seems to look distant. Her body does not seem to sit in a natural position, but seemingly floats on the red divan and the pillows.
The theme seems almost allegorical, a reference to the ancient Greek theatre. The composition of the work is similar to Antonio Canova's sculpture of Paolina Borghese as Venus Victrix. The portrait is also similar to Diego Velázquez and to an extend Titian's depictions of Venus. The flowers on her head a reference to Bacchus, while the lyre-guitar with its resemblance to the ancient lyre is a homage to art and Apollo. | Source: © Wikipedia





La marchesa di Santa Cruz è un dipinto a olio su tela (125x208 cm) realizzato nel 1805 dal pittore Spagnolo Francisco Goya.
È conservato nel Museo del Prado di Madrid.
Raffigura la marchesa Joaquina Téllez-Girón nelle vesti di Euterpe. La donna è sdraiata su un canapè e regge in mano una cetra.
  • Storia
Joaquina Téllez-Girón era seconda figlia del duca di Osuna e moglie di Jose Silva-Bazán y Waldstein che nel 1802 diverrà marchese di Santa Cruz; sarà il primo Direttore del Museo del Prado. Fu una delle donne più belle e ammirate del suo tempo, amica e confidente di poeti e scrittori. Già i precedenza Goya aveva ritratto la marchesa, da bambina, nel gruppo familiare del duca di Osuna e figli.
Goya rappresenta la marchesa come Euterpe, musa della poesia lirica, di cui regge in mano il simbolo della cetra, riferimento ad Apollo, per il mecenatismo della marchesa e per le aspirazioni poetiche che coltivava.
Il quadro è stato per anni uno degli elementi di spicco di una collezione privata, la collezione Valdés, a Bilbao. In seguito a rovesci finanziari e questioni ereditarie il quadro fu venduto nei primi anni ottanta e, attraverso vari passaggi, divenuta proprietà di un nobile inglese, Lord Wimborne che nel 1986 decise di venderlo all'asta a Londra.
In seguito a ricorso in sede internazionale e al successivo esborso di circa 6 milioni di dollari, il governo spagnolo riuscì a fermare la vendita ed assicurarsi la proprietà del quadro, che ora è conservato presso il Museo del Prado.
  • Analisi
È uno dei quadri in cui maggiormente Goya subisce l'influenza neoclassica del tempo, soprattutto dei contemporanei David o di Canova, ma anche l'influenza dei più lontani Guercino o Rembrandt.
Si noti, comunque, come la postura della marchesa risulti la stessa della Maja desnuda e della Maja vestida, ma in questo caso, in obbedienza ai canoni prima rinascimentali e poi accademici, il componimento è inserito nel grande filone dei riferimenti iconografici mitologici: le fogli di vite e i grappoli d'uva, la cetra attributo della Musa, sono tutti elementi di scuola classica che Goya sta per abbandonare definitivamente.
Tuttavia, nella rappresentazione della donna Goya è ancora una volta insuperato maestro: la posa seducente e sensuale colpisce ancora oggi e lo sguardo trasognato conserva un che di infantile e di affettuoso, come se un filo invisibile unisse questo ritratto a quello della bambina di anni prima e, insieme, al pittore, che a quella famiglia portava sincero affetto. | © Wikipedia