Playing putto /Musical Angel is a fragment of a lost altarpiece which probably depicted the Madonna and Child with Saints.
This little work belonging to the period of maturity of the artist.
In 1605 the picture was collocated in the Tribune beside the more precious masterworks Medici family had collected.
Recent studies revealed the panel to be a fragment of a larger painting including - such as other altarpieces by Rosso - the angel in the lower part of the scene.
A sense of vitality and tenderness emanates from this little cherub playing a lute, probably dating to the beginning of the third decade of 16th century.
Giovanni Battista di Jacopo, known as Rosso Fiorentino was one of the principle exponents of early sixteenth century painting in Florence; both he and Pontormo were students of Andrea del Sarto.
He brought Florentine mannerism to France where he was called by King Francis I to fresco the palace at Fontainebleau.
Il Putto che suona / Angiolino musicante è un dipinto ad olio su tavola (39 x 47 cm) di Rosso Fiorentino, databile al 1521 e conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze.
L'opera è firmata "Rubeus Florentinus" con una data incertamente leggibile come il 1521.
Storia e descrizione
Il dipinto è entrato nella Tribuna degli Uffizi dal 29 giugno 1605, con attribuzione al Rosso, cambiata poi, negli inventari del 1635-1638, 1704 e 1753, al Beccafumi, in quello del 1784 a Francesco Vanni e, dal 1825, di nuovo al Rosso.
È stato a lungo ritenuto opera a sé stante, finché col restauro del 2000 le riflettografie rivelarono che si tratta forse di un frammento di una pala di maggiori dimensioni.
Lo sfondo scuro nasconde infatti le incisioni parallele del disegno di alcuni gradini, su cui l'angelo stava seduto, probabilmente ai pedi di un trono della Vergine col Bambino.
In basso a destra sono state rinvenute, parzialmente abrase, la firma del Rosso e la data.
Visto che l'artista si firmò "florent[inus]" è probabile che l'opera fosse stata dipinta durante uno dei suoi viaggi lontano dalla città d'origine, forse a Volterra, come farebbe pensare la data appena leggibile del 1521.
Il fanciullo alato è ritratto adagiato sullo strumento, un liuto, quasi più grande di lui, mentre lo suona con amorevole impegno e pieno assorbimento.
Tocchi di rosso, nelle ali, nelle guance e sulla punta del naso, ravvivano l'orchestrazione cromatica, in cui si alternano toni freddi, nell'incarnato e nelle piume delle ali, e caldi, nel legno dello strumento.
Nei ricci indomabili della capigliatura si nota quella indole anticonvenzionale ed estrosa dell'artista.
Notevole è la padronanza degli effetti luminosi, ad esempio nel profilo rischiarato appena da una lunga pennellata di bianco sull'ala sinistra, quella in ombra.
Dell'opera originaria resta una citazione, con tanto di angiolino seduto nella medesima posizione, in una pala di Francesco Vanni nella collegiata di Asciano, databile al 1600 circa.
Francesco Vanni, pala della collegiata di asciano, 1600