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George Sand racconta Chopin

"Lei era appoggiata al pianoforte, e il suo sguardo ardente come brace era su di me. La mia anima aveva trovato un porto.
Mi prese una sorta di languore, nondimeno mi ritirai dal pianoforte con soggezione.
L’ho rivista in seguito altre volte nel suo salotto, con persone dell'aristocrazia francese.
Poi un’altra volta che si trovava sola.
Mi ama, Aurora è un nome magico. La notte è sparita".

Con queste parole, il compositore polacco Frédéric Chopin (1810-1849) descriveva nel suo diario, il 10 ottobre 1838, l'incontro a Parigi con la scrittrice Francese George Sand, orgoglioso di essere oggetto non solo del desiderio, ma anche delle attenzioni e delle tenerezze di una donna che, a Parigi, era già considerata una celebrità.

Eugène Delacroix | Portrait of Frédéric Chopin and George Sand, 1838 (unfinished)

George Sand - pseudonimo maschile di Amantine Aurore Lucile Dupin (1804-1876), scrittrice e drammaturga Francese, considerata tra le più produttive della storia della letteratura, autrice di numerosi romanzi, novelle e drammi teatrali opere teatrali - lasciò un'impronta importante sulla creatività e sulla vita sociale di Chopin.

E non solo. La Sand nella sua "Histoire de ma vie" pubblicata nel 1855, testimonia lo spirito delicato e tormentato del compositore polacco ed il processo compositivo musicale, caratteristiche che compongono la grandezza dell'artista e dell'uomo Chopin.

Eccone alcuni passaggi:

"Si sforzava di ridere e ci suonava cosa sublimi che aveva appena composto o, per meglio dire, idee terribili e laceranti che, come a sua insaputa, si erano impadronite di lui in un’ora di solitudine, di tristezza o di spavento. E’ in quei momenti ch’egli ha composto le più belle tra quelle brevi pagine che modestamente intitolava Preludi.
Sono capolavori.
Molti di essi propongono al pensiero visioni di monaci morti in questo monastero dove ora abitiamo e l’ascolto dei canti funebri che l’ossessionavano.
Altri sono malinconici e soavi: li creava nelle ore di sole e di buona salute, al rumore delle risa dei bambini sotto la finestra, al suono lontano delle chitarre, al canto degli uccelli sotto le umide foglie, alla vista delle pallide roselline sbocciate sulla neve.
Altri ancora sono di una cupa tristezza e, pur affascinanti all’ascolto, feriscono il cuore".

"Questo Chopin è un angelo; la sua bontà, la sua tenerezza e la sua pazienza talvolta mi preoccupano: penso che egli sia di una organizzazione troppo fine, troppo squisita e troppo perfetta per vivere a lungo della nostra grezza e pesante vita terrena.
Malato all’estremo, egli ha suonato per me, a Maiorca, una musica che profumava di paradiso, ma sono così abituata a vederlo nel cielo che la sua vita o la sua morte non mi pare contino qualcosa per lui. Neppure lui sa bene in quale pianeta esiste, non si rende affatto conto della vita come la concepiamo e come la sentiamo noi …"

"Verrà il giorno in cui si orchestrerà la sua musica senza cambiar nulla alla partitura per pianoforte, e in cui tutti sapranno che questo genio, così vasto, così completo, così sapiente come quello dei massimi maestri che egli ha assimilato, ha mantenuto un’individualità ancor più squisita di quella di Johann Sebastian Bach, ancor più potente di quella di Beethoven, ancor più drammatica di quella di Weber …"

Auguste Charpentier | George Sand, 1838 | Musee Carnavalet

"Fu lì che compose queste brevissime pagine molto belle che intitolò modestamente i Preludi. Sono dei capolavori. Alcuni riportano alla mente visioni di monaci defunti e il suono di canti funebri; altri sono malinconici e fragranti; sono venuti da lui a volte di sole e salute, nel clamore dei bambini che ridono sotto la finestra, il suono lontano delle chitarre, il canto degli uccelli dalle foglie umide, nella vista delle roselline pallide che sbocciano sulla neve".

"Il suo genio era pieno di misteriose armonie della natura, tradotte attraverso degli equivalenti sublimi nel suo pensiero musicale e non attraverso una servile imitazione dei suoni esterni.
La sua composizione di quella sera era ricolma di gocce di pioggia che risuonavano sulle tegole sonore della Chartreuse, ma esse si erano tradotte nella sua immaginazione e nel suo canto come delle lacrime che cadevano dal cielo sul suo cuore.
Il dono di Chopin è il più profondo ed il più intenso di sentimenti ed emozioni, che sia mai esistito. Ha fatto parlare ad un solo strumento - il pianoforte - il linguaggio dell’infinito. Spesso è riuscito ad esprimere in dieci righe ed in poche note (che anche un bambino potrebbe suonare) poemi di una immensa spiritualità, drammi di una energia senza pari".

George Sand by Nadar, 1864

"It was there he composed these most beautiful of short pages which he modestly entitled the Preludes. They are masterpieces. Several bring to mind visions of deceased monks and the sound of funeral chants; others are melancholy and fragrant; they came to him in times of sun and health, in the clamor of laughing children under he window, the faraway sound of guitars, birdsongs from the moist leaves, in the sight of the small pale roses coming in bloom on the snow..
Still others are of a mournful sadness, and while charming your ear, they break your heart. There is one that came to him through an evening of dismal rain - it casts the soul into a terrible dejection. Maurice and I had left him in good health one morning to go shopping in Palma for things we needed at out "encampment".
The rain came in overflowing torrents. We made three leagues in six hours, only to return in the middle of a flood. We got back in absolute dark, shoeless, having been abandoned by our driver to cross unheard of perils.
We hurried, knowing how our sick one would worry. Indeed he had, but now was as though congealed in a kind of quiet desperation, and, weeping, he was playing his wonderful Prelude. Seeing us come in, he got up with a cry, then said with a bewildered air and a strange tone, "Ah, I was sure that you were dead".
When he recovered his spirits and saw the state we were in, he was ill, picturing the dangers we had been through, but he confessed to me that while waiting for us he had seen it all in a dream, and no longer distinguished the dream from reality, he became calm and drowsy while playing the piano, persuaded that he was dead himself.
He saw himself drowned in a lake. Heavy drops of icy water fell in a regular rhythm on his breast, and when I made him listen to the sound of the drops of water indeed falling in rhythm on the roof, he denied having heard it.
He was even angry that I should intepret this in terms of imitative sounds. He protested with all his might - and he was right to - against the childishness of such aural imitations".

Eugène Delacroix | Portrait of Frédéric Chopin, 1838 | Louvre

"His genius was filled with the mysterious sounds of nature, but transformed into sublime equivalents in musical thought, and not through slavish imitation of the actual external sounds.
His composition of that night was surely filled with raindrops, resounding clearly on the tiles of the Charterhouse, but it had been transformed in his imagination and in his song into tears falling upon his heart from the sky
… The gift of Chopin is [the expression of] the deepest and fullest feelings and emotions that have ever existed. He made a single instrument speak a language of infinity. He could often sum up, in ten lines that a child could play, poems of a boundless exaltation, dramas of unequalled power".

"La sua creazione era spontanea, miracolosa. La trovava, senza cercarla, senza prevederla. Arrivava sul suo pianoforte improvvisa, completa, sublime.
Ed allora cominciava il lavoro più penoso al quale io abbia assistito. Era un susseguirsi di sforzi, di incertezze, di impazienze, per riaffermare certi particolari del tema come lo aveva sentito.
Ciò che aveva concepito in maniera globale lo analizzava troppo al momento di scriverlo, e il rammarico di non trovarlo pulito, secondo lui, lo gettava in una specie di disperazione.
Si rinchiudeva in camera per giorni interi, piangendo, passeggiando su e giù, spezzando matite, ripetendo e modificando cento volte una misura, scrivendola e cancellandola altrettante volte, ricominciando il giorno dopo con un'ostinazione scrupolosa e disperata. Passava sei settimane su una pagina, per poi tornare a scriverla tale e quale l'aveva tracciata di getto.."

"His creation was spontaneous, miraculous. He found it without searching for it, without foreseeing it. It came to his piano suddenly, complete, sublime, or it sang in his head during a walk, and he would hasten to hear it again by, tossing it off on his instrument.
But then would begin the most heartbreaking labor I have ever witnessed.
It was a series of efforts, indecision, and impatience to recapture certain details of the theme he had heard: what had come to him all of a piece, he now over-analyzed in his desire to write it down, and his regret at not finding it again "neat," as he said, would throw him into a kind of despair.
He would shut himself up in his room for days at a time, weeping, pacing, breaking his pens, repeating and changing a single measure a hundred times, writing it and effacing it with equal frequency, and beginning again the next day with a meticulous and desperate perseverance.
He would spend six weeks on one page, only to end up writing it just as he had traced it in his first outpouring".

Maria Wodzinska | Portrait of Frederic Chopin, 1836 | National Museum Warsaw