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Kees van Dongen | Fauve painter


French painter and printmaker of Dutch birth. He took evening classes in geometric drawing from 1892-1897 at the Akademie voor Beeldende Kunsten in Rotterdam.
In 1895 he began working intermittently for the newspaper Rotterdamsche Nieuwsblad, for which he made, among other things, a series of bright watercolour drawings of Rotterdam’s red-light district and illustrations of Queen Wilhelmina’s coronation. Van Dongen’s first paintings used dark tones in imitation of Rembrandt, who remained the most important model for his work; his later book on Rembrandt was, in fact, a projection of his own life.






By the mid-1890s he was using more vivid contrasts of black and white, for example in Spotted Chimera (1895; priv. col., see Chaumeil, pl. 1), his palette soon becoming brighter and his line more animated. In Le Muet Windmill (1896; priv. col., see Chaumeil, pl. 7), a red ochre monochrome painting, he successfully enlivened the colour by means of broad, energetic brushstrokes.
From 1897 van Dongen lived mostly in Paris, where he held his first exhibition in 1898 and met Félix Fénéon, who introduced him in 1903 to the group of painters associated with the Revue Blanche. He also made a name for himself by publishing popular, politically orientated drawings in a number of periodicals-for example in L’Assiette au Beurre, 30 (26 Oct 1901; see Chaumeil, figs 26–8), a special issue devoted to prostitution in contemporary Paris, a phenomenon thought to be symptomatic of the degeneration of the bourgeoisie-anticipating Fauvism with the bright colours and sketchy style of these drawings in India ink and wash.
His Fauve period began with the oil painting Sideshow (1904; Paris, BernheimJeune; see Chaumeil, pl. I), which reinterpreted the Neo-Impressionist technique of divisionism in terms of loose, dynamic brushstrokes of unmixed colour and blurred boundaries between spaces and forms.





He also painted colourful flower-pieces far removed from conventional still-lifes.
Van Dongen’s travels through Spain, Morocco and Egypt in 1910 and 1913 resulted in a series of sombre but striking landscapes. His continuing attraction to the exotic led him to accept a commission to illustrate an edition of Les Mille et Une Nuits (Paris, 1918) by Dr Mardrus.
In 1911 he participated in the first exhibition of the Moderne kunstkring, and in 1913 he exhibited paintings with rather elongated figures whose sharp contours made them resemble silhouettes, such as the Spanish Shawl (Woman with Pigeons) (1913; Paris, Pompidou). These led in turn to monochrome figures with decorative arabesques, which he continued to paint until well into the 1920s and which show his natural feeling for pose in its purest form.





From 1918 van Dongen concentrated on portraits of the beau monde in Paris, earning a reputation as chronicler of the period. With the portrait of Charles Rappoport (exh. Paris, Salon d’Automne, 1920; Rotterdam, Mus. Boymans–van Beuningen) he established a formula for the modern official portrait, painting the sitter’s face and hands in detail using subtle tones, while leaving the background largely grey with the exception of some colourful accessory or a patch of bright material.
In their diversity van Dongen’s portraits managed to give a characteristic, in some cases deliberately stereotyped, depiction of his contemporaries that lent them also a documentary value.
Portraits remained his principal genre, although in the 1950s he reduced the format. In lithography he found the graphic medium best suited to his fluent line; he developed a decorative version of the portrait by using elongated arabesques and by stylizing the face with unusually large eyes and mouth, as in Brigitte Bardot (c. 1955; see Kyriazi, 1976, p. 84).
He became a French citizen in 1929. | Anneke E. Wijnbeek, From Grove Art Online © Oxford University Press







































PKees van Dongen (Delfshaven, 26 gennaio 1877 – Monte Carlo, 28 maggio 1968) è stato un pittore Olandese. Nato nel 1877 a Delfshaven, vicino a Rotterdam, Kees Van Dongen studiò prima in una scuola di disegno industriale, poi all’Accademia di Belle Arti.
Nel 1897 si stabilì a Parigi, dove subì l’influenza di Édouard Vuillard e di Paul Gauguin e dove collaborò a varie riviste satiriche.
Nel 1904 venne allestita la sua prima mostra personale, grazie alla quale conobbe André Derain, che lo indirizzò verso la pittura fauve.
Nel 1905 partecipò al Salon d’Automne e i suoi quadri vennero messi nella famosa cage aux Fauves, la gabbia delle belve feroci, come venne definita la sala dei fauves: le sue tele si distinguono per le tinte cromaticamente accese ed il disegno elegante e sensuale.
Nello stesso anno diventò amico di Pablo Picasso, con cui dipinse tra il 1905-1910, la cui forte personalità lo avvicinò al cubismo; in questo periodo rimase colpito anche dall'espressionismo.
La sua indole di viaggiatore lo portò a compiere numerosi viaggi; attratto in modo particolare dalle culture mediterranee, dal 1910-1912 compì numerosi viaggi in Spagna, Italia, Marocco, Tunisia ed Egitto, che lo resero più colto e raffinato.
Nelle opere di questi anni Van Dongen ritrae la società del suo tempo con occhio critico e ironico e con uno stile brillante ed aggressivo, che tiene conto sia dei colori accesi e vivaci dei Fauves, sia delle semplificazioni formali del cubismo, sia delle esperienze emotive dell'espressionismo: nasce così uno stile particolare, una fusione di diverse esperienze che porta verso una pittura diretta ed aggressiva.


La sua tavolozza particolarmente ricca esprime una potente vitalità, passionale e sensuale, indipendentemente dai soggetti scelti: la vita del circo e dei cabaret, le ricche dame dell’alta borghesia (che si contesero i suoi ritratti), la purezza e l’innocenza dei bambini, i ricordi dei suoi viaggi, le nature morte.
Questi temi ricorrenti vengono trasportati nel suo spazio pittorico, in una dimensione più vicina alla fantasia che alla realtà, dove lo sfondo scompare, i contorni si fanno netti e i colori si infiammano di vita propria.
Si notano la libertà nelle linee, la vivacità nei colori e l’attenzione agli aspetti decorativi tipiche dei fauves, in particolare di Henri Matisse e di André Derain: i rapidi tocchi di colore intenso, in cui sono abilmente dosate le tinte calde e quelle fredde, danno movimento e incisività alla scena, la brillantissima luce evidenzia forti contrasti di tono, il disegno è volutamente trascurato, il rifiuto delle tradizionali regole della prospettiva e del chiaroscuro porta a piani schiacciati e senza profondità, in cui l’ambientazione è ridotta ai minimi termini, con personaggi che fluttuano in uno spazio privo di gravità.
Van Dongen accetta inoltre la semplificazione geometrica dei primi paesaggi cubisti di Pablo Picasso; queste soluzioni stilistiche gli permettono di variare il ritmo della composizione, giocando sul contrasto tra curve sinuose.



Nello stesso tempo compaiono alcuni elementi più vicini all’Espressionismo: mentre i Fauves trattano i loro soggetti da un punto di vista puramente descrittivo, con poche allusioni di natura psicologica o sociale, i ritratti di Van Dongen vanno al di là della semplice rappresentazione e ricercano valori emotivi e simbolici attraverso un’analisi impietosa della società in cui vive, proprio come stavano facendo negli stessi anni gli Espressionisti tedeschi.
Dopo la prima guerra mondiale Van Dongen trascorse gran parte dell’anno in Costa Azzurra ed a Parigi: furono gli anni più fecondi della sua maturità artistica, che lo portarono a essere insignito della Legion d'Onore nel 1926.
Dopo la seconda guerra mondiale abbandonò le opere di grande formato, si dedicò ai ritratti e rallentò la sua attività. Nel 1959 si stabilì a Monte Carlo, dove morì il 28 maggio 1968.