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Antonio Calderara (1903-1978) | Abstract / Minimalist painter

- "Contemplation, harmony, proportion, stillness; this is the invisible thread that weave my aspiration" - Antonio Calderara


Self-taught as a child growing up in Milan, and later mentored for a time by a young Lucio Fontana, the earliest influences of Antonio Calderara were of the figuration and light effects of Piero della Francesca, Seurat and the Milanese Novecento painters.
After abandoning his university studies in engineering in 1925 the young man dedicated himself fully to experimenting with colour and form.


Through portraiture, landscapes and still lifes, Calderara depicted the people, scenes and objects of his native Italy - all suffused by a delicate, misty light inspired by the atmospheric glow of Lake Orta in Vacciago, where the artist moved in 1934 with his wife Carmela, and where he would work for most of his life.
By the mid-1950s, Calderara began to move away from figurative painting to embrace a more geometric approach, radically reducing both the scale and the compositional elements of his paintings through use of simple forms and flat blocks of nebulous and subtle colour.
Situated neither within Constructivist nor Minimalist movements, his pared-down vocabulary of lines and squares, refined colour palette and precise measurements nevertheless positioned Calderara closely with other minimalist painters at the time, including Piet Mondrian and Josef Albers, both of whom the artist admired greatly.
Later in life, and with failing health, Calderara began to focus on watercolours, a medium that perfectly captured the subtleties of transparency, washed with an equal, uniform treatment.
Born in 1903 in Abbiategrasso, Italy, Antonio Calderara continued to work up until his death in 1978.

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- "Contemplazione, armonia, proporzione, quiete; questo è il filo invisibile che intreccia la mia aspirazione" - Antonio Calderara.


Antonio Calderara - Pittore, nato ad Abbiategrasso (Milano) il 28 ottobre 1903 e morto a Vacciago (Novara) il 27 giugno 1978.
Intraprese studi di ingegneria al Politecnico di Milano che abbandonò nel 1924 per dedicarsi alla pittura.
È del 1923 la sua prima personale alla Galleria Alberto Maulini a Vacciago; nel 1959 approdò alla ricerca astratta.
L'attività espositiva, concentrata in Italia, Germania e Svizzera ma svolta anche in altre importanti sedi europee ed americane, è percorsa dalla partecipazione a rassegne internazionali: Biennale di Venezia (1948, 1956, 1986 con un solo dipinto); Art and movement, Museum of Contemporary Art, Montreal (1967); Documenta, Kassel (1968); Les grands et les jeunes d'aujourd'hui, Musée d'Art Moderne de la Ville, Parigi (1969), ecc.
Nel 1977 nella casa studio di Vacciago si è costituita la Fondazione Calderara.


Le opere dei primi decenni - ritratti di donne in interni, nature morte, paesaggi - se rivelano, nel loro assetto incantato e semplice, specifiche fonti dal chiarismo lombardo al divisionismo, da G. Seurat a G. Morandi, mostrano d'altra parte l'esigenza di essenzializzare la valenza formale degli oggetti nella purezza cromatica e compositiva con una sempre più radicale riduzione e fusione dei fenomeni di rappresentazione, in una intonazione unitaria che annulla il ricordo dell'immagine nell'idea del colore. In tale contesto, organica è la via all'astrazione di Calderara che dialoga con P. Mondrian, J. Albers, B. Newman.
Luminosa è la dimensione della sua ragione geometrica: seguendo i procedimenti pittorici tradizionali, consapevole delle nozioni ottiche sulla percezione dei valori complementari ma alieno da un loro uso rigido e dottrinale, Calderara esprime con raffinata coerenza negli olii e negli acquerelli di formato ridotto, secondo una scelta precisa, una "misura di luce" che dà dimensione qualitativa alla quantità spaziale del dipinto, il cui spettro cromatico privilegia rapporti morbidi e fusi, stesure velate di atmosfere appena pervase da piccoli quadrati o fasce rettangolari, verticali e orizzontali.
L'apparente saturazione della superficie quale campo unitario di colore svela ai bordi varianti di tono che accendono una sensazione vitale nel modularsi di una poesia monocromatica gialla, rossa o bianca: l'emozione visiva si tramuta in un sentimento di lucidità intellettuale teso, secondo le sue stesse parole, a "dipingere il niente che sia il tutto, il silenzio, la luce". | © Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana


- "L'arte è fatta di meglio, del meglio, l'arte è una delle più alte conquiste dello spirito. L'arte è il dono di un uomo agli uomini, e se anche non tutti gli uomini capiscono non importa, importa invece che ci sia almeno uno che capisca, anche se questo uno è soltanto quello che dona" - Antonio Calderara.


- La mia pittura ha origine nel mio bisogno di luce, la luce che, inconsapevole della sua importanza, è timida evidenza delle mie prime pitture, la luce che nel tempo si è man mano chiarita a me stesso e a se stessa, fino a diventare l'unica cosciente e responsabile protagonista della mia pittura. Nel tempo la maturazione di un pensiero, che, come seme, lentamente, ha germogliato, la mia pittura si è aperta a problemi di sintesi, di rarefazione, di vuoto, di monocromia per giungere fino a quel più niente che si riassume in "vorrei dipingere il niente" - Antonio Calderara.


- "Il mio impegno è interesse alla luce, alla luce che tutto invade, che tutto distrugge per essere lei sola protagonista" - Antonio Calderara.