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Johann Jakob Frey (1813-1865) | Paysages painter


Johann Jakob Frey, a Swiss landscape painter, a native of Basle, studied principally in Italy, and his views of that country are much valued.
He was first taught by his father, the painter and lithographer Samuel Frey (1785-1836). He later studied in Paris (1830) and in Munich (1834), the most vibrant artistic centre in Germany.
After travelling in Italy and Egypt, he settled in Rome where he specialised in landscape painting.
From Egypt, whither he accompanied Professor Lepsius, he brought many excellent sketches of the Pyramids, Labyrinths, ecc.


It is to be regretted that he was obliged to make but a short stay on account of his health. His painting of 'Chamsyn in the Desert', in the possession of the Emperor of Germany, was produced in 1845, and is greatly admired.
He died at Frascati, near Rome, in 1865. The Modern Gallery at Munich has his "Two Memnons near Thebes". | © Wikipedia







Johann Jakob Frey, un paesaggista Svizzero, originario di Basilea, studiò principalmente in Italia.
Johann Jakob Frey è cresciuto in un ambiente votato all’arte, ricevendo i primi insegnamenti di pittura dal padre Samuel (1785-1836) a sua volta pittore ed incisore.
Iniziò a viaggiare fin da giovane e Parigi fu la sua prima meta: il desiderio di apprendere lo portò spesso a rimanere intere giornate nelle gallerie del Louvre dove si esercitava a copiare dipinti di paesaggio fiamminghi del XVI e XVII secolo.
Ritornò a Basilea nel 1834, vi sostò brevemente per poi recarsi a Monaco di Baviera dove ebbe modo di conoscere l’arte di Carl Rottmann (1797-1850) il cui linguaggio artistico influenzò l’approccio di Frey al paesaggismo.
Giunse a Roma nel 1836, data apposta su alcuni fra i suoi primi disegni italiani e che quindi anticipa di due anni la data presunta del suo arrivo in Italia, il 1838, rintracciabile in numerosi studi critici. Ebbe il suo primo studio nell’allora sede dell’Accademia Austriaca a Palazzo Venezia; nelle prime estati del suo soggiorno viaggiò per i dintorni di Roma spingendosi fino a Napoli dove conobbe i pittori della Scuola di Posillipo dalla cui arte rimase influenzato, per poi recarsi Sicilia.


Il suo atelier fu frequentato da numerosi intellettuali come l’archeologo Richard Lepsius (1810-1884), che strinse contatti serrati con il pittore svizzero, individuando in lui la persona adatta a seguirlo nella spedizione sostenuta dal governo prussiano che sarebbe partita di lì a poco alla volta dell’Egitto e dell’Etiopia.
Iniziò così nel 1842 la grande impresa che segnò profondamente la vita di Frey, ma che terminò dopo poco meno di un anno, nell’agosto del 1843, poiché le sue condizioni di salute non gli consentivano di portare a termine la spedizione.
Dopo una sosta ad Atene che durò circa un mese, l’artista svizzero tornò a Roma dove prese alloggio in via Capo le Case 92. Nel suo studio iniziò da subito a lavorare sulle nuove tematiche orientaleggianti che aveva studiato durante l'esperienza in Africa. Le sue creazioni incontrarono l’immediato favore del pubblico e furono foriere di numerose commissioni che lo portarono, complice anche l’instabile situazione politica a Roma nel 1848, a viaggiare attraverso l’Europa, in Francia, Inghilterra, Svizzera e Spagna dove dipinse vedute della Sierra Nevada, di Granada e Siviglia.


Frey divenne un punto di riferimento per numerosi artisti, specialmente di area germanica, che arrivavano a Roma e dal 1858 stabilì il nuovo studio nel prestigioso Hotel de Russie, all’imbocco di via del Babuino verso piazza del Popolo; in quegli anni continuò le sue sortite nella Campagna Romana insieme ad un accompagnatore d’eccezione, Ferdinand Gregorovius (1821-1891), storico e letterato tedesco che nei suoi scritti descrisse le passeggiate con l’amico pittore attraverso la Campagna.
Nel 1865, all’apice della carriera, Frey morì nella sua “vigna” di Frascati. La tomba, decorata con motivi ispirati alla tradizione egizia, è ubicata presso il cimitero acattolico di Testaccio a Roma.