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Donatello | The bronze David, 1440



David is the title of two statues of the biblical hero by the Italian early Renaissance* sculptor Donatello*, an early work in marble of a clothed figure (1408-09)*, and a far more famous bronze figure and dates to the 1430s or later. Both are now in the Museo Nazionale del Bargello in Florence.




The story of David and Goliath comes from 1 Samuel 17. The Israelites are fighting the Philistines, whose best warrior – Goliath – repeatedly offers to meet the Israelites' best warrior in man-to-man combat to decide the whole battle. None of the trained Israelite soldiers is brave enough to fight the giant Goliath, until David – a shepherd boy who is too young to be a soldier – accepts the challenge.

Saul, the Israelite leader, offers David armor and weapons, but the boy is untrained and refuses them. Instead, he goes out with his sling, and confronts the enemy. He hits Goliath in the head with a stone, knocking the giant down, and then grabs Goliath's sword and cuts off his head. The Philistines withdraw as agreed and the Israelites are saved. David's special strength comes from God, and the story illustrates the triumph of good over evil.



Donatello's bronze statue of David (c. 1440s) is famous as the first unsupported standing work of bronze cast during the Renaissance, and the first freestanding figure male sculpture made since antiquity. It depicts David with an enigmatic smile, posed with his foot on Goliath's severed head just after defeating the giant. The youth is completely naked, apart from a laurel-topped hat and boots, bearing the sword of Goliath.
The creation of the work is entirely undocumented, and it has been given a range of datings. According to one theory, it was commissioned by the Medici family in the 1430s to be placed in the centre of the courtyard of the old Medici Palace.
Alternatively it may have been for that position in the new Palazzo Medici Riccardi, where it certainly was placed later, which would place the commission in the mid-1440s or even later. The statue is recorded there by Vasari* and other sources.
The Medici family were exiled from Florence in 1494, and the statue was moved to the courtyard of the Palazzo della Signoria (the marble David was already in the palazzo). It was moved to the Palazzo Pitti in the 17th century, to the Uffizi in 1777, and then finally, in 1865, to the Museo Nazionale del Bargello, where it remains today.
According to Vasari*, the statue stood on a column designed by Desiderio da Settignano in the middle of the courtyard of the Palazzo Medici; an inscription seems to have explained the statue's significance as a political monument. Giorgio Vasari*, Le Vite.., ed. G. Milanesi, Florence, 1878-1885, III, 108.
A quattrocento manuscript containing the text of the inscription is probably an earlier reference to the statue; unfortunately the manuscript is not dated. Although a political meaning for the statue is widely accepted, exactly what that meaning is has been a matter of considerable debate among scholars.

Most scholars assume the statue was commissioned by Cosimo de' Medici, but the date of its creation is unknown and widely disputed; suggested dates vary from the 1420s to the 1460s (Donatello died in 1466), with the majority opinion recently falling in the 1440s, when the new Medici Palace designed by Michelozzo was under construction.
The iconography of the bronze David follows that of the marble David: a young hero stands with sword in hand, the severed head of his enemy at his feet. Visually, however, this statue is startlingly different. David is both physically delicate and remarkably effeminate. The head has been said to have been inspired by classical sculptures of Antinous, a favorite of Hadrian renowned for his beauty.
The statue's physique, which Mary McCarthy called "a transvestite's and fetishist's dream of alluring ambiguity", contrasted with the absurdly large sword in hand, shows that David has overcome Goliath not by physical prowess, but through God.
However, the intention of Donatello* is still debated among scholars. The boy's nakedness further implies the idea of the presence of God, contrasting the youth with the heavily-armored giant. David is presented uncircumcised, which is generally customary for male figures in Italian Renaissance art*.


















Il David (o Mercurio) è una scultura in bronzo realizzata da Donatello all'incirca nel 1440. Misura 158 cm per un diametro massimo di 51 cm ed è conservata nel Museo nazionale del Bargello a Firenze.
Opera forse più celebre e al tempo stesso più atipica dell'artista, è emblematica dell'intero Quattrocento italiano, densa di significati non tutti completamente svelati.
Dai tempi dell'antica Roma è il primo rilievo a tutto tondo di una figura svestita, inteso come opera a sé stante, libera da elementi architettonici.
Il David, realizzato probabilmente per il cortile di palazzo Medici, è di datazione molto controversa: l'anno di fusione proposto negli studi critici oscilla tra il 1427-1460. La datazione più diffusa è quella che lo colloca tra le opere degli anni quaranta del Quattrocento, quando il grande scultore lavorò per Cosimo de' Medici.
La prima menzione documentaria risale al 1469, che lo segnala presente nel cortile di casa Medici durante le celebrazioni per le nozze di Lorenzo il Magnifico con Clarice Orsini. La statua era posta su una colonna di marmi policromi, decorata alla base da foglie e arpie, opera perduta di Desiderio da Settignano che è descritta anche da Vasari*. Negli anni quaranta il cortile non era ancora compiuto, per cui - se è stata realizzato precedentemente - in origine avrebbe potuto trovarsi in una sala.
Nel 1495, in occasione della seconda cacciata dei Medici, venne trafugato dalla folla e trasportato in palazzo Vecchio, quale simbolo della libertà repubblicana.
Qui venne esposta nel primo cortile, quello che allora era l'unico e principale. Le collocazioni nel cortile di Palazzo Medici e poi a palazzo Vecchio sono in comune con quelle del gruppo di Giuditta e Oloferne sempre di Donatello, con la quale faceva una sorta di pendant, anche se questa seconda opera venne certamente scolpita nella fase tarda dell'attività dell'artista, verso il 1453-1457.
Tornato in mano medicea con Cosimo I, nel 1555 il David venne collocato in una nicchia esterna sulla facciata del palazzo pubblico, vicino l'entrata, dove fu spostato nel 1592 per stare nel secondo cortile e poi nella sala del guardaroba. Agli inizi del XVII secolo la statua si trovava sopra il camino di una sala di rappresentanza di Palazzo Pitti.
Nel 1777 pervenne agli Uffizi, dove il Lanzi la collocò nella sala delle sculture moderne. Con la creazione del Museo nazionale del Bargello fu tra le prime opere ad essere selezionate per la collezione di sculture rinascimentali del nuovo museo ed il trasferimento avvenne nella seconda metà del XIX secolo. Inizialmente esposta nella sala dei Bronzi, fu poi collocata in posizione predominante nel salone di Donatello al primo piano, dove si trova tuttora, appoggiata su una base di marmo quattrocentesca.
È stato recentemente sottoposto a un intervento di restauro (2007-2008), che ha riscoperto abbondanti tracce della doratura originale. Dal termine del restauro è stato esposto accanto ad una copia in bronzo che ne mostra il probabile aspetto originario. Dal 7 maggio al 2 giugno 2009 è stato esposto, non senza polemiche, alla Fiera Campionaria di Milano, e Quella Di Palermo nel 2015 dopo 7 anni dalla chiusura Riapre i Battenti.




La statua ha gli attributi sia dell'eroe biblico (la testa di Golia ai piedi, la spada) simbolo delle virtù civiche e del trionfo della ragione sulla forza bruta e sull'irrazionalità, sia del dio Mercurio (i calzari alati), dio dei commerci (l'attività della famiglia Medici) che decapitò Argo Panoptes, il gigantesco pastore dei cento occhi.
L'eroe è raffigurato in piedi, con un insolito cappello a punta decorato da una ghirlanda di alloro (il petaso dei pastori classici ripresi dal tipo classico dell'Antinoo silvano). I capelli sono lunghi e sciolti, il volto rivolto leggermente verso il basso è enigmaticamente assorto. Il corpo è svestito, a parte i calzari che arrivano al ginocchio, ed è mollemente appoggiato sulla gamba destra, mentre la sinistra è poggiata sulla testa del mostro sconfitto, il gigante Golia. Il corpo morbido e vivace, modellato all'antica, è quello di un fanciullo gracile ed efebico ma estremamente armonioso e ponderatamente leggero, con una postura fiera e disinvolta allo stesso tempo. Nella mano destra tiene la spada abbassata e in quella sinistra, appoggiata sul fianco, nasconde il sasso con cui ha stordito il rivale. La base è composta da una ghirlanda circolare appoggiata orizzontalmente.





Stile
Donatello qui dà un'interpretazione intellettualistica e raffinata della figura umana. La posa ricalca la statuaria prassiteliana, ma l'insieme è molto più naturalistico.
Il corpo giovane del David è ritratto in tutta la sua perfezione e potenza, con la spada inclinata (usata come terzo punto d'appoggio), la testa piegata e il piede alzato. Il modellato è sensibilissimo e la posa ha lievi asimmetrie. Il viso di David non è solo pensieroso: se lo si guarda attentamente trasmette quella sensazione di superiorità e malizia di un adolescente, con uno sguardo che è consapevole della sua impresa mastodontica e ne è orgoglioso. È proprio questo senso del reale che evita la caduta nel puro compiacimento estetico, con i riferimenti intellettuali trasformati in qualcosa di sostanziale e vivo.
La scultura non ha un lato privilegiato per la vista, anzi ruotandoci attorno si scoprono via via nuovi dettagli e si ha sempre una visuale armoniosa dell'intero corpo. Ad esempio la veduta di profilo permette di ammirare il caratteristico elmo a punta, mentre la veduta posteriore mostra tutta la sensualità androgina del corpo di giovinetto. Vasari* annotò come Donatello si sarebbe rifatto all'osservazione di un modello dal vivo, piuttosto che a un repertorio di modelli scultorei classici.
La testa di Golia è un capolavoro sotto più punti di vista, dalla forte espressività legata a un cesello finissimo della barba e della decorazione dell'elmo, dove Donatello citò una danza di putti presente su una gemma intagliata con il Trionfo di Bacco e Arianna, già appartenente a Paolo Barbo ed entrata nelle collezioni medicee solo nel 1471.