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Giuseppe Canella | Vedutista / Cityscape painter

Giuseppe Canella (28 July 1788 - 11 September 1847), also referred to as Giuseppe Canella the Elder, was an Italian painter🎨.
Initially trained by his father Giovanni, an architect, fresco painter and set designer, Giuseppe Canella started out producing stage sets and decorating stately homes in Verona and Mantua.
His brother, Carlo Canella🎨, was also a painter. It may have been under the influence of Pietro Ronzoni, a landscape painter of international renown active in Verona, that he took up landscape painting.
The first views were not produced until 1815, after a short stay in Venice. After making his debut at the Fine Art Exposition at the Brera Academy of 1818, he made a long journey through Spain, the Netherlands and France for study purposes.



The set of 13 landscapes shown at the Expositions at the Brera in 1831 proved a great success with the public and critics alike, not least due to the fame achieved in Paris with works exhibited in the Salons, commissions from Louis Philippe of Orleans and the award of a gold medal in 1830.
He returned to Milan in 1832 and devoted his energies to urban views characterized by an interest in the events of contemporary life and an atmospheric form of portrayal in evident competition with Giovanni Migliara.



Landscape came to predominate as from 1835 with subjects drawn from the Lombard countryside and lakes. The focus on poor and humble aspects of life formed part of the artist’s fundamental naturalism and coincided with a moralistic approach derived from the novelist Alessandro Manzoni. Crucial importance attaches in the artist’s mature period to his trip to Rome and Naples in 1838-39.
Among his pupils or painters influenced by Canela were Felice Giuseppe Vertua, Constantino Prinetti, and Giovanni Renica.
His son, Giuseppe Canella the Younger (Venice, 1837 - Padoa, 1913), was also a painter. | © Wikipedia








Canella, Giuseppe - Nacque il 28 luglio 1788 a Verona, da Giovanni e da Angela Perdomi. Fu avviato alla pittura dal padre (nato il 13 ag. 1750, morto il 30 dic. 1847), attivo a Verona come architetto e scenografo, del quale conosciamo solo il progetto (1802) per la parrocchiale di Sanguinetto terminata nel 1834.
Come scenografo esordì anche il Canella, che dovette dimostrarsi molto precoce, perché fin dal 1802 il suo nome compare nei documenti d'archivio accompagnato dalla qualifica di pittore.
Ma presto caddero in dimenticanza i suoi lavori di carattere decorativo, eseguiti a tempera per scene di teatro, o a fresco in alcuni palazzi di Verona.
Cominciò, invece, ad attirare l'attenzione del pubblico dedicandosi al paesaggio e, in particolare, a quel tipo di "veduta" di città, che aveva raggiunto i più alti livelli d'arte nell'opera dei grandi veneziani del Settecento, e si era, continuata fino al principio del nuovo secolo, esaurendosi nella superficiale vivacità descrittiva di G. B. Bison e nel suo patetismo blandamente preromantico.
A questo filone si rifà, come numerosi paesisti veneti del tempo, anche il Canella, come appare dalle sue tele che ancora si conservano a Verona, nella Galleria d'arte moderna.
Ma se là egli non pare fuori posto nel gruppo dei minori "romantici", neppure ci sorprende il ritrovarlo affiancato a neoclassici nella civica Galleria d'arte moderna di Brescia: così eclettica si dimostra la sua maniera in cui la facile piacevolezza non riesce a mascherare la modesta personalità del pittore; appunto a tale accomodante eclettismo, tuttavia, il Canella è debitore dei suoi facili successi e dell'onore di una tomba in S. Croce, a Firenze.


A Milano, nella biblioteca del Castello Sforzesco, si conserva un'autobiografia manoscritta del pittore, che ci permette di seguire tutta la sua carriera. Dopo un soggiorno a Mantova (1811-1815) egli passò a Venezia, dove si fece particolarmente apprezzare come pittore di marine.
Non però contento di quanto gli poteva offrire l'ambiente veneto, si trasferì prima a Milano dove espose nel 1919 all'Accademia di Brera tre paesaggi a tempera, onorevolmente citati dalla giovane critica romantica.
Quindi intorno al 1820 si imbarcò in cerca di nuovi temi verso la Spagna, che la moda romantica vedeva come fonte inesauribile di poetiche ispirazioni.
Nel 1823 giungeva a Parigi, dove lavorò per alcuni anni con profitto; ai Salons del 1826 e del 1827 espose alcune vedute della città, che vennero acquistate dal duca d'Orléans (il futuro Luigi Filippo), e fruttarono all'autore la medaglia d'oro (nei musei parigini Carnavalet e Nissim de Camondo e in quello di Saint-Denis sono conservate tavolette con vedute urbane francesi: vedi Bassi Rathgeb, 1959).
In quel periodo il Canella compì anche viaggi in Alsazia, in Normandia, nel Baden, in Olanda.
Ne riportò dipinti come la Tempesta sulla costa di Scheveningen, Strada nel granducato di Baden (Milano, Brera) e un album di vedute parigine, di buon effetto prospettico, attribuibile al 1830 (proprietà della Galleria d'arte moderna, a Milano, oggi nella raccolta di disegni del Castello Sforzesco: vedi Pittaluga); un taccuino di disegni di propr. Litta Arese è stato venduto da Christie's a Roma nel 1971.
Pur continuando a viaggiare attraverso l'Europa e l'Italia, il Canella stabilì la sua residenza a Milano nel 1832, affermandosi accanto ad Angelo Inganni come pittore di vedute.


Benché egli sia, senza dubbio, il meno dotato dei due, acquistano valore di documenti storici le sue tele che ci conservano scorci e angoli tipici della Milano ottocentesca, oggi quasi completamente distrutta -La corsia dei Servi, al Museo di Milano🎨.
Nel 1833 espose a Brera una tela con Piazza Fontana (già del Verziere), che fu poi riprodotta in incisione da J. J. Falkeisen.
Nominato consigliere dell'Accademia di Brera dall'imperatore Ferdinando I, il Canella rifiutò una cattedra offertagli dall'Accademia veneziana, preferendo all'insegnamento la vantaggiosa condizione di pittore alla moda nella capitale del Lombardo-Veneto; condizione che gli permise di figurare ripetutamente alle esposizioni ufficiali di Vienna, e di presentarsi con lusinghiero esito in quelle dell'Accademia di Berlino.
Negli anni tardi la miniatura e la pittura ad olio si avvicendarono nell'attività del Canella, che ormai non si limitava più ai paesaggi e alle vedute urbane (Lungo il fiume Adige, olio su tela, firmato e datato 1847: Cat. Finarte, 16 nov. 1972, Milano 1972), ma si cimentava pure nel ritratto (Autoritratto nello studio, ritratto del pittore viennese Von Amerling: Milano, Galleria d'arte moderna).
I dipinti del Canella facenti parte della collez. Bassi Rathgeb sono stati donati al comune di Abano Terme.
Il Canella morì a Firenze l'11 sett. 1847.
Anche il fratello Carlo🎨 (nato a Verona il 6 apr. 1800) fu pittore di vedute, molte delle quali sono comparse recentemente sul mercato. Due del Duomo di Milano sono nel Civico Museo Revoltella di Trieste e F. Firmani, nella breve scheda nel catalogo, dice che dal 1847 si stabilì a Firenze. | © Treccani, Dizionario biografico degli italiani